Bruxelles – Sì dell’Eurogruppo alle richieste di Conte sul Mes. Ma no pacchetto completo

L’Eurosummit ha accolto le richieste del Premier Conte che ha parlato, della necessità di continuare a negoziare senza assensi di firmati. “La riforma Mes ha bisogno – ha proseguito il Presidente del Consiglio – di aggiustamenti. Inoltre occorre che il Parlamento abbia il pacchetto completo del Mes, con la riforma dell’Unione bancaria, per una valutazione ed un voto complessivo. Questa posizione, rende più esplicito il concetto di negoziato, per proseguire in uno studio approfondito, nell’interesse di tutti gli Stati dell’Eurozona. Questa situazione non cambierà, la tabella di marcia dell’Eurogruppo, per l’approvazione definitiva che dovrà avvenire, nei primi mesi, del prossimo anno. Conte ha insistito  sul fatto che ci sono “criticità “, tra queste, il Casc. Il presupposto è chiaro: l’Italia ha un debito molto importante  ma sostenibile, come ha sempre dimostrato, e su questa realtà va fatto un ragionamento”. Il Premier ha aggiunto che ci sono altre  questioni  che vogliamo continuare a studiare, senza l’assillo di dover sottoscrivere alcunchè così come oggi, noi non abbiamo dovuto sottoscrivere alcunchè. E – il Premier – ha ribadito – che per votare in Parlamento occorre che il pacchetto sia completo, per una valutazione complessiva. In conclusione l’Eurogruppo che  ben conosce le difficoltà di raggiungere, nel breve periodo la prevista Unione Bancaria è rimasto freddo. A mettere in evidenza questa realtà, ci ha pensato, Charles Michel, un esperto che fa parte dell’organismo, da altri definito:” il più sovranista che ci sia mai stato in Europa”. Tanto che Michel, ha aggiunto al suo intervento, ” che bisogna lavorare per raggiungere molto per un buon accordo”. Appare evidente che tra la richiesta italiana, di poter avere un Mes completo, richiederebbe un tempo molto più lungo da quello fissato, dall’Eurogruppo, per consegnare ai governi e parlamenti nazionali il testo del Mes per la valutazione. Per dirla chiaramente, il rinvio da gennaio ai primi mesi del 2020, come deciso, non saranno sufficienti per ottenere un pacchetto esaustivo. E non si crede che, il M5S modificherà la sua posizione, come forza di governo, per un Mes che, lo stesso Di Battista, ha già definito, “… così com’è non conviene all’Italia”. Ed oggi Dibba, per gli amici, è molto più sentito dello stesso Di Maio, logorato dal lavoro, con i due governi, ed anche per curare i rapporti interni al Movimento. Non è stato un caso che, il garante del M5S Grillo, nella sua ultima apparizione politica ha precisato:” Per il momento Di Maio rimane dov’èma quel “per il momento” acquista un significato se si considera che, l’attuale capo politico del M5S, è impegnato: come ministro per gli Esteri, nell’approntare le liste elettorali regionali, dove si voterà il 26 gennaio, in Calabria ed Emilia Romagna; nel radicamento del Movimento sul territorio nazionale. Un uomo solo al comando non può svolgere un lavoro del genere, così vasto ed articolato, tanto che Di Maio si è fatto molti nemici, all’interno del Movimento ed in particolare sono proprio quelli, che hanno aderito per primi al progetto di Beppe Grillo.

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