Casoria – Di Maio:” Momento complesso per il M5S ma nulla è perduto”

Di Maio ha parlato a Casoria un paesone della Campania. Ha affermato che è un momento complesso per il M5S ma non teme:” Riusciremo ancora una volta a riprenderci. Dobbiamo solo rigenerare i nostri obiettivi. Nulla è perduto. Occorre che ci rimbocchiamo le maniche, per tornare tra la gente, ad ascoltare la nostra base: questa è la strada giusta da seguire. Se il Movimento continua a restare nei Palazzi si intossica e occorre organizzare, una campagna di informazione, in grado di sconfiggere le fake news. Dobbiamo reagire – ha proseguito il ministro Di Maio – questa è la parola d’ordine”. ” C’è una frangia contro di me? Ma va detto che è necessaria più collegialità non posso più decidere da solo ed è per questo  entro dicembre ci sarà il team del futuro”. Non poteva mancare il problema dei problemi: l’Ilva. Di Maio ha precisato:” Sullo stabilimento di Taranto le scelte verranno fatte. Bene se Mittal tornerà a sedersi al tavolo a Palazzo Chigi, per poterci incontrare e dibattere la situazione. Il governo punta a far desistere l’ArcelorMittal, utilizzando la via giudiziaria, aspettiamo la risposta dei giudici. Si parla anche di possibili impegni della Cassa Depositi e prestiti, vedremo come si svolgeranno i fatti”. Il capo politico del M5S non ha fatto, alcun cenno, al ripristino dello scudo penale, eliminato proprio per volere del suo Movimento che ora il Pd vuole ripristinare, per aprire una trattativa tra governo e Mittal, anche dal presidente degli industriali Boccia. Ma va detto che su quello che accaduto all’Ilva, le spaccature che si sono create all’interno del M5S e con lo stesso Premier Conte, va sintetizzato in incontri chiarificatori. La verità è che i parlamentari stellati, eletti in Puglia, sono  contro l’acciaieria più grande d’Europa e che gli stellati, hanno promesso ai tarantini, di farla chiudere, incuranti degli interessi nazionali e internazionali. Certo il problema è debordato nello stesso tempo in cui, chi è subentrato, si è trovato, crisi dell’acciaio a parte, con una fabbrica colpita da provvedimenti giudiziari e, senza nessuno scudo penale protettivo. L’Ilva, ormai questo appare chiarissimo, non può chiudere anche se gli abitanti saranno protetti nella loro salute anche con spese ingenti per rendere l’ambiente sicuro. La decisione di bloccare la ArcelorMittal, dallo spegnere gli altiforni, o comunque metterli al minimo e di abbandonare la partita, ha trovato una serie di no: dal Premier Conte, al Pd, dai sindacati ai lavoratori. La guerra è appena all’inizio ed è un grosso macigno tra una parte di stellati e il governo Conte.

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