Pescara – Elezioni: l’ultima occasione per rilanciare la città

Elezioni amministrative ormai prossime,  in un  clima di grande confusione. Pescara, città marinara di circa 130 mila abitanti, sta battendo dei primati, per numero di liste e candidati sindaci incre dibile. Il capoluogo adriatico è in un lungo  periodo di decadenza economica. Cresciuta vertiginosamente tra gli anni ’50 e ’60, ha fondato, la sua fortuna economica, prevalentemente sulle costru  zioni e quindi sui commerci, trainati da un movimento economico, certamente virtuoso, ma limitato nel tempo. In quegli anni sono stati “ingoiati” dal cemento anche parchi, ville liberty e giardini: tutto sacrificato per salvaguardare l’unica ” industria” esistente: quella delle costruzioni. Fu un risiko, Pescara era stata distrutta dai bombardamenti e, dalle mine tedesche, al 75% ed il resto del territorio era periferia con grandi spazi vuoti. Si poteva edificare diversamente, come prevedeva l’architetto Piccinato, il professionista che realizzò l’EUR a Roma, quando il traffico privato era praticamente vicino allo zero. Ma le amministrazioni successive, come scrivo nel mio ultimo libro, vararono un Piano di Ricostruzione, per non bloccare l’unica industria che tirava: quella della ricostruzione. Dove? Negli stessi confini degli edifici, o meglio delle casette, distrutte dalle bombe. Lo sviluppo fu vertiginoso e, chi si andava ad affacciare, dalla torre civica o meglio, dal Colle del Telegrafo, poteva vedere una selva di gru, in continuo movimento. La circolazione monetaria era velocissima e gli investimenti, per acquistare negozi o appartamenti, giungevano anche dagli emigranti,  dai tanti emigranti, che erano andati a cercare la ” pagnotta”, per loro e famiglia, in America ed Europa. I risparmi dei migranti prendevano due strade: la ristrutturazione della casa paterna, nel proprio paese, e acquisti di immobili a Pescara. Perchè questa lunga premessa? Il capoluogo adriatico è ad una svolta storica: o riesce ad uscire nel pantano dove si trova: oggi offre solo occasioni di lavoro, niente di più, oltre ad un turismo mordi e fuggi e ad un commercio claudicante. C’è chi non paga più il fitto di negozi e  chi quello dell’appartamento che abita. Gli elettori, questa volta non possono sbagliare, occorre che l’Amministrazione abbia un sindaco illuminato, coadiuvato da una  giunta all’altezza e da una opposizione intelligente e collaborativa. Se viene perduta questa occasione, salvaguardando il punto di forza di una città di mare, dove ad una spiaggia dorata segua un mare pulito tanto da garantire, una stagione estiva lunga e senza problemi. Sta ai commercianti saper vendere bene le loro merci per ricominciare un circuito virtuoso. Ma non basta: Pescara che ha cementificato il suo territorio ora, dovrebbe pensare di utilizzare, i suoi miseri, 33 chilometri quadrati, per agevolare uno sviluppo verticale. Il motivo: creare strade più larghe, parcheggi sotterranei, nuovi giardini e altre piazze, cioè rendere la città fruibile anche a vecchi,( vedere l’anagrafe), e bambini. Oggi, il capoluogo adriatico non è città adatta, nemmeno per i giovani. Chi investirebbe in un periodo di crisi: i parametri spettano al Comune e con business garantito, grazie alla posizione geografica e con veri collegamenti Nord – Sud – Ovest ed Est non mancherebbero. Ecco il motivo dell’invito, ad un voto responsabile che punti, ad eleggere uomini capaci del rilancio di una città che langue, tra non pochi debiti, da troppo tempo.

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