Roma – Arrestati due magistrati corrotti. L’inizio del cambiamento?

E’ scandalo! Arrestati due magistrati, attualmente in servizio presso il Tribunale di Roma, per una sere di reati commessi, quando erano al Tribunale di Trani. I due magistrati sono Antonio Savasta e Michele Nardi. Le accuse pesantissime: associazione per delinquere , corruzione in atti giudiziari  e falso. I fatti sono accaduti tra gli anni 1914 e 1918. Per le stesse accuse è stato tratto in arresto l’ispettore di polizia, Vincenzo Di Chiaro, in servizio a Corato, un centro pugliese poco distante da Trani. I due pm, avevano garantito per anni, sentenze favorevoli ad imprenditori  in cambio di soldi, gioielli e diamanti. La notizia ha del clamoroso:  fino ad oggi la “casta” dei magistrati era praticamente intoccabile, anche se non pochi, conducono una vita molto al di sopra dei loro ottimi emolumenti. A Trani la notizia ha sconvolto la normale vita di una cittadina di provincia, portata d ‘esempio in Italia, per laboriosità, correttezza, pulizia di strade piazze e dei giardini sul mare. Nessuno si aspettava arresti così clamorosi, anche gli avvocati che lavorano in quel Tribunale, che è più molto più antico di quello di Bari. Nei guai sono finiti anche avvocati, uno del Tribunale del capoluogo regionale, Cuomo e, il suo collega, Serecola, del Foro di Trani. Tutti e due sospesi dalla professione per 12 mesi. Non è possibile aggiungere nulla a notizie di questa drammaticità. La realtà è che l’Italia corrotta è riuscita a distruggere e sconvolgere le regole di un popolo civile che era riuscito a far rimanere il problema della corruzione, nei limiti in cui è presente ovunque nel mondo. La condizione è che il marciume non diventi regola capace di travolgere l’onestà nelle attività, costrette a fare un passo indietro per una concorrenza sleale imbattibile. Questi arresti aprano una nuova  stagione, siano un colpo di frusta ad un governo che si autodefinito del cambiamento e pretenda che ogni pubblico dipendente, mostri alla Guardia di Finanza, quello che avevano una volta entrati in servizio e cosa hanno ora, loro, i parenti ed affini. Se si dovesse procedere su questa strada, il ministro alla Giustizia Bonafede e il governo Conte passerebbero alla storia per la sterzata morale data all’Italia e agli italiani

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