Roma – Cieli chiusi nel mondo al 737 Max e Max 8.

La grave crisi, che ha colpito la Boing, non ha precedenti nella storia dell’aviazione civile. Il 737 Max non potrà più volare: le nazioni, una dopo l’altra, hanno o non l’hanno nella flotta,  hanno chiuso i cieli nazionali. L’aereo precipitato, poco dopo il decollo in Etiopia, che ha provocato 157 vittime, è stimato un pericoloso vettore che, se precipitasse in zone abitate provocherebbe una strage. Ma, tra l’altro, nessun passeggero salirebbe su un aereo che, nonostante certificato dalla Federal Aviation Administration degli Stati Uniti, è precipitato ad ottobre, in Indonesia e la scorsa settimana in Etiopia, senza che la casa costruttrice fornisse spiegazioni compatibili con simili disastri. Dalle 21 di questa sera, i 737 Max ma Anche il 737 Max 8, non potranno solcare i cieli italiani e nemmeno decollare o atterrare. Stesso stop è arrivato dal Regno Unito, Germania, Austria, Francia, Cina, Australia, Vietnam e tante altre nazioni. Decisioni necessarie: chi solca i cieli, deve garantire che i vettori siano perfettamente efficienti e non costituiscano un pericolo per nessuno a partire dai passeggeri. Inoltre la Boing, dovrà rimborsare i biglietti venduti, per volare con il 737 Max e Max 8. Gli esperti sono la lavoro per comprendere le cause che hanno determinato le sciagure ma si ha, la netta sensazione che, questo modello, tra l’altro molto diffuso con tanti altri in costruzione, già venduti in tutto il mondo, non sarà più utilizzato nè dai passeggeri e nè dalle compagnie che lo hanno ordinato. Aerei sempre più sofisticati, ma anche meno sicuri, per errori incomprensibili agli stessi progettisti. Il 737 Max precipitato in Indonesia, ben 6 mesi fa, è ancora un mistero per le cause che l’hanno fatto inabissare. Nessuno degli esperti della Boing, fino ad oggi, ha fornito una spiegazione esauriente. Non basta produrre vettori e venderli se poi non possono volare o peggio precipitano.

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