Roma Di Maio deficit come la Francia al 2,8%. Il no di Tria e Colle

Il  vice Premier Di Maio, per finanziare riforme e sviluppo punta in due direzioni, nonostante le perplessità, per non dire le resistenze, del ministro dell’Economia Tria. Abbassare le tasse per liberare risorse private e portare il deficit al 2,8 così come ha deciso la Francia di Macron. Una manovra che lo stesso Premier definisce coraggiosa, ma necessaria, per uscire dall’attuale condizione economica che non consente di far decol lare il Paese. Ma l’abbassamento delle tasse è una scommessa tutta da verificare. C’è la convinzione di Di Maio, che gli italiani pagheranno tutti il dovuto. Una nuova impostazione di ” Fisco amico” che prevede an che, giustamente, le manette agli evasori considerata, la nuova tassazione favorevole, al contribuente. Il paragone, del ministro Di Maio alle decisioni della Francia, non regge. Noi abbiamo un debito pubblico alle stelle e la partita non si gioca sulle generazioni di oggi ma, aumentando il deficit, si aggrava la condizione degli italiani di domani. Comunque i tecnici del Mef, hanno tirato i remi in barca, dopo le violenti accuse e le minacce di usare la mannaia nella convinzione, errata, che nel ministero c’è chi fa ostruzionismo all’attuale governo. Ora decida la politica e, gli esperti del ministero, non diranno più nulla anche se l’Italia torne rà a ballare sull’orlo di una pesante crisi economica. Ci sono due argini che resistono, non contro il governo, ma per evitare avventure finanziarie pericolose: il ministro Tria al quale, Premier e ministro per lo Svi luppo, hanno confermato piena fiducia. C’è anche il Presidente della Repubblica che tace, ma vuole evitare, uno scontro con Bruxelles, punto di riferimento irrinunciabile per l’Italia. In questo quadro si sta prepa rando la legge di Bilancio e domani, come annunciato da Di Maio, il decreto Genova. Una necessità assoluta ed indiscutibile, per il capoluogo ligure, ma se si fa un decreto per Genova lo si f accia anche per le zone terremotate. sia pure con mod li e tempi diversi. Farlo solo per Genova è, da un punto di vista di uno Stato giusto, una decisione inaccettabile. Chi ha le leve del potere in mano rifletta bene per evitare che il Paese si spacchi.

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