Roma – Di Maio e Salvini chiamati ad essere onesti: dicano la verità

Non c’è più spazio per mantenere un governo allo sbaraglio. E’ arrivato il tempo in cui gli spot non sono ammessi e nemmeno le approssimazioni. Ora, il Premier Conte ha la responsabilità di convincere, i suoi due vice – Di Maio e Salvini, di evitare che, il 19 dicembre prossimo, inizi il procedimento d’infrazione contro l’Italia, per debito eccessivo. Una eventualità da cancellare subito non solo dal Premier, accademico prestato alla politica ma anche dall’ottimo economista Tria, rimasto al suo posto, solo perchè ha detto alla Bce e Quirinale ” obbedisco”. Non è più possibile che, il ministro dell’Interno Salvini, che ha ottenuto un ottimo indice di gradimento, vada alla diretta a dire tramite” No stop news”:” Ho promesso e mi sono impegnato di dare all’Italia 5 anni di governo, con il M5S,  e sono una persona che quando da una parola la mantiene”. Per poi aggiungere, pur sapendo che è impossibile, se non in tempi molto dilatati, che “non ci sarà alcuna penalizzazione per le pensioni e che, ovviamente, chi vuole andare a riposarsi a 62 anni non potrà avere una rendita anche per quello che non ha versato”. Il rozzo ministro dell’oltre Pò non si è fermato a quello che appare giusto ma ha aggiunto:” Entro l’anno, cioè nell’arco di 27 giorni, i debiti delle amministrazioni verso privati o aziende, saranno saldati”. Notizie importanti, per i tantissimi creditori delle amministrazioni che attendono da anni di ottenere, il pagamento di lavori, forniture o prestazioni mai saldate. Cosa si può chiedere al ministro Salvini? Di essere più cauto,  dire le cose dopo che le ha portate a termine, non terrorizzare la popolazione,  garantire sicurezza ed ordine senza criminalizzare nessuno,  perseguire e colpire quanti violano la legge e di proseguire, con il pugno di ferro, verso quei clan mafiosi che hanno occupato, pezzi della Nazione, non solo nel Sud d’Italia ma anche nel Nord. Ecco cosa si chiede ad un ministro dell’Interno che  deve agire, con saggezza e misura, in ogni suo comportamento. Gli italiani lo guardano con interesse, come viene dimostrato dal suo indice di gradimento. Ma non perda la testa e sia capace di dire ai suoi elettori: le riforme le faremo ma, conti alla mano, abbiamo bisogno di un tempo maggiore e di una platea minore. Un discorso chiaro e dovuto a quanti, calcolatrice alla mano, hanno contato i giorni da rimanere al lavoro, dopo la cancellazione della Fornero. Così come Di Maio, non faccia piangere il padre alla maniera napoletana, se lui non ha colpa di quanto accaduto faccia stare, anche la famiglia, fuori dai giochi politici. Si rivolga a chi l’ha votato e spieghi perchè, il reddito di cittadinanza, così come presentato all’inizio, non è possibile ma che la riforma si farà seguendo criteri più rigidi e percorsi più sicuri. Non viene chiesto niente di speciale ma solo onestà, nel dialogo tra potere e cittadino.

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