Roma – Fuori la verità sui pericoli del Traforo del Gran Sasso!

Lo scontro tra esperti, sulle “condizioni” del traforo del Gran Sasso sembra, sempre di più una tragedia temuta e possibile. L’Ad della concessionaria, Cesare Ramadori, in audizione alla Commissione Ambiente del Senato, ha parlato di degrado che esiste ma non deve essere confuso, come un allarme imminente, ma solo di effettuare de lavori importanti che riguardano, anche le gallerie che portano, al laboratorio sotterraneo dell’Infin, dove lavorano scienziati, tecnici e maestranze. Affermare, come scritto in documento del 2016, “di forte degrado tanto da temere problemi statici, soprattutto in presenza di terremoti, che hanno interessato l’intera area, da Amatrice a Campotosto, secondo la concessionaria, è un modo di valutare il problema pari ad una campagna diffamatoria. I tecnici discutono e, come sempre, le valutazioni sono diverse. Ma, in questo caso, non si tratta di un’opera di secondaria importanza ma, del Traforo del Gran Sasso, che non collega soltanto Teramo all’Aquila, come qualcuno continua ad affermare sui media. Il Traforo collega, l’Adriatico al Tirreno, e la sua importanza è rilevabile dal traffico. Se si passasse alla chiusura delle gallerie l’attuale, volume di traffico,  dovrebbe percorrere, nei due sensi, la vecchia statale 80, non adatta ad ” ingoiare” un transito così importante. Ma la storia del Traforo del Gran Sasso fa il paio con quei viadotti, ritenuti pericolosi, tanto da ordinare che, i mezzi pesanti possano transitare ma a distanza l’uno dall’altro per evitare un carico ” eccessivo”. Non stiamo a “scherzi a parte” ma alla sicurezza di gallerie, traforo e viadotti, dove il transito non è stato vietato, ma imposte delle limitazioni, anche con un utilizzo parziale, dell’area di sedime stradale. La domanda è: chi ha ragione? Quali sono i reali pericoli che corrono gli automobilisti? Sono solo ipotizzati? In casi come questi le decisioni sono urgenti e non si può attendere che accadano, fatti irreparabili con relativi costi umani, come accaduto per il ponte Morandi a Genova. I lavori che si devono fare vengano fatti, anche se costosi, come accade in tutto il mondo dove le infrastrutture importanti subiscono i lavori necessari  e i viadotti demoliti e ricostruiti, se in cemento armato, ogni 30 – 40 anni, come negli Stati Uniti. Comportarsi diversamente è pura incoscienza o peggio incompetenza.

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