Roma – I partiti “incartati”? Deciderà il Capo dello Stato

La crisi è diventato un rebus per tutti i partiti: qualcuno ne uscirà, con le ossa rotte, per sempre. No unanime dei capigruppo al Senato, ad una soluzione e di conseguenza, la presidente Casellanti ha deciso: deciderà l’Aula. Di conseguenza la riunione dei capigruppo alla Camera slitterà alle 19. Il Premier Conte dovrebbe intervenire, per comunicazioni il 20 agosto, ma anche per questo passaggio occorre l’autorizzazione dell’Aula. La contrapposizione, ha mischiato le carte politiche, tanto che è difficile raccapezzarsi per sapere i giochi soperti. Da una parte M5S, Pd e Leu, in maggioranza,  chiedono che Conte, abbia la parola e solo dopo passare alla mozione di sfiducia, firmata da Salvini. Invece Lega, FI e FdI insistono, per correttezza regolamentare, che si voti sulla sfiducia  al Premier e sono, fortemente motivati, ad ottenere che il voto di sfiducia si voti il 14 prossimo, senza ascoltare le comunicazioni del Premier. Intanto Salvini, ha dato comunicazione che è stato raggiunto l’accordo elettorale tra Lega, FI e FdI. Notizia che ha consentito a D Maio, ormai controllato in ogni suo movimento dai veri capi del M5S, di dichiarare che, come era stato previsto, Salvni è subito corso a ricostituire il centrodestra, con Berlusconi e la Meloni, a migliore dimostrazione che non aveva mai rotto con i vecchi alleati. Il quadro è ancora più confuso dopo le dichiarazioni dell’europarlamentare Calenda:” Il Pd è  finito. I parlamentari sono con Renzi ed il partito con Zingaretti. Un disastro, secondo Calenda, che ha cercato di riavvicinare le due parti, senza ottenere nessun risultato. L’europarlamentare ha affermato: ” Renzi non risponde al telefono, non parla con nessuno e segue la sua strada che è diversa  da quella di Zingaretti, anzi  è all’opposto”. La realtà è che tutti i partiti si sono incartati e non c’è, un leader, capace di dare un colpo d’ala, ad una situazione rovente, molto di più, dei 50 gradi al suolo, rilevati oggi, in quasi tutta l’Italia. La certezza che rimane agli italiani è una soltanto: il Capo dello Stato che ha di mostrato, anche subito dopo le elezioni, del 4 marzo 2018, di avere sempre una buona carta di riserva per evitare guai, a risparmi degli italiani e pessime figure con l’Unione Europea. Prima o dopo il nodo va sciolto: elezioni sì elezioni no le deciderà Mattarella il quale, deve garantire al popolo un governo che eviti, l’esercizio provvisorio, con l’approvazione del Bilancio dello Stato entro il 31 dicembre e che, da elezioni anticipate di poco o di molto, ( primavera ) esca u governo che dia stabilità al Paese. I partiti possono accapigliarsi, come e quando vogliono ma, davanti agli scenari che si palesano, sarà il Presidente a decidere, molto probabilmente con il passaggio da un governo tecnico.

 

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