Roma – Incredibile nel M5S c’è chi vuole chiudere l’Ilva. Conte con loro? Sprovveduto

Nessuno dica che, una parte dei parlamentari del M5S, è per la chiusura dell’ex Ilva, in via di riconsegna ai commissari, da parte dell’Arcelor – Mittal. Nessuno dica che c’è un emendamento Lezzi, esponente del Movimento, favorevole allo stop della produzione di acciaio. Nessuno affermi, cosa pubblicata, ma non credibile, che il capo politico del M5S, Di Maio ha detto, chiaro e tondo, che una posizione favorevole alla produzione dell’Ilva  non avrebbe il favore di una parte dei parlamentari. Siamo davvero giunti alla follia. I 5S, non sono nuovi a queste posizioni, per cultura politica. Si sono opposti fino all’ultimo alla Tav Torino – Lione ed hanno cercato persino di non far ” sbracare” a Meledugno, Puglia, il me tanodotto internazionale. Sono davvero impazziti? No. Se si segue la politica green, le fonti inquinanti vanno eliminate. Ma non è una soluzione da adottare oggi ed attuarla domani. E’ una politica che deva andare avanti, il più velocemente possibile, ma senza mandare a casa 20 mila lavoratori, indotto compreso, penalizzare l’industria italiana che  ottiene acciaio, di ottima qualità ed a prezzi inferiori, da quelli  che verrebbero praticati dalle acciaierie europee. Certo lo stabilimento dell’Ilva non deve inquinare e non a caso, il contratto stipulato con Mittal, prevede un investimento di 4 miliardi per migliorare l’ambiente e salvaguardare la salute degli abitanti di Taranto e  circondario. Ma un intervento di questa natura chiede del tempo, ed una Nazione non può chiudere bottega, solo perchè c’è parte di una forza politica, approdata in Parlamento, che non conosce la portata  e il peso di “no” destinati a danneggiare pesantemente l’economia nazionale. Che poi la storia del Premier Conte, il quale sarebbe favorevole alla soluzione del M5S, contro la produzione di acciaio a Taranto ed in altre sette località collegate con l’Ilva. Appare una versione drammatica e da rifiutare. Se chiude Taranto non è che salta il governo, ma i lavoratori con le organizzazioni sindacali, metterebbero a ferro e fuoco le località dove, si attua, una politica distruttiva, non ingiusta, ma che va attuata gradualmente: provvedimento dopo provvedimento.

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