Roma – La Trento:”L’Italia non invierà truppe in Libia e i ministri tacciano”

La ministra della Difesa, Trenta, è stata molto precisa. Ha invitato i colleghi di governo a non rilasciare dichiarazioni, sulla situazione in Libia, nazione molto importante per l’Italia e per la stabilizzazione del Mediterraneo. Il governo italiano, segue in tempo reale la situazione dei nostri militari in quella nazione, del nostro ospedale e delle nostre industrie che producono in quel Paese. La ministra ha escluso, nonostante i nostri consistenti interessi, l’invio di contingenti militari per difendere il governo legittimo e riconosciuto dall’ONU, quello di Sarraj. La Trento chiede responsabilità e decisioni collegiali anche, per comunicati stampa o dichiarazioni. Il Premier Conte si è detto preoccupato perchè, con l’inasprirsi dello scontro, tra Sarraj e il generale Haftar, dalla Libia possano partire una quantità enorme di barconi per raggiungere l’Europa dall’Italia. Il Premier italiano continua ad incontrare personalità, politiche africane o mediorientali, per ottenere che tutti si rendano conto che, la stabilizzazione della Libia è fondamentale, per la pace in Mediterraneo. Questa sera il Presidente francese, Macron, accusato da Tripoli di aver sollecitato l’attacco contro, ha rilasciato una dichiarazione che, in verità, non chiarisce molto la posizione francese. Certo anche Macron ritiene, che la Libia venga stabilizzata, ma non dice come e da chi. Gli interessi francesi nei Paesi africani, fanno parte della storia di quel Paese, ma il Presidente francese non può ignorare che per l’Italia, una Libia ben governata e stabile, è un obiettivo vitale e quindi irrinunciabile. Comunque, ad oggi, è certo che l’Italia non andrà in guerra ma non mancherà, come ha detto la Trento, di tutelare i suoi interessi in quel Paese. Nessuno, americani compresi ritengono che il generale Haftar si sia mosso, con le truppe contro Tripoli, senza la sollecitazione e l’aiuto di Stati, non esclusi europei. Le sorti degli scontri sono alterne, come in ogni conflitto, e come sempre i civili o sono in fuga, o pagano il prezzo più elevato in termini di vittime e danni materiali.

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