Roma – Lo scontro nel Pd duro e incomprensibile

Il Pd verso lo sfarinamento. L’unica forza del centrosinistra, sembra proprio destinata ad avviarsi, verso una fine ingloriosa. I fatti da considerare sono questi. L’ex ministro Calenda ha ritenuto, per rilanciare il par tito in crescenti difficoltà, per la scarsa presa su iscritti e simpatizzanti, del segretario reggente Martina, di invitare a cena tre dirigenti. Ha fatto una scelta alla luce del Sole: intorno allo stesso tavolo: oltre lo stesso Calenda anche Gentiloni, Renzi e Minniti. I tre politici hanno accettato, l’invito dell’ex ministro in una data non resa nota ma a breve termine. Calenda, con un twitter ha plaudito ai tre invitati ed ha aggiunto:” Si tratta di un gesto di responsabilità di tutti i partecipanti”. Ed è così. Con un partito, senza testa ne coda, se ci sono uomini che contano, nel Pd e nell’opinione pubblica, disposti a sedersi per trovare una soluzione da proporre agli iscritti, dovrebbe essere valutata, se non altro, come una iniziativa di buona volontà. Ma, nel Pd, come accade sempre più spesso, c’è chi non ha gradito questo tavolo a quattro e casa dell’ex ministro Calenda. E così, quasi in tempo reale, dal twitter dell’ok alla cena, è sceso in campo il governatore del Lazio Zingaretti, fino ad oggi unico candidato alla segreteria del partito. L’esponente politico ha annumciato una contro – cena. Intorno al suo tavolo, in trattoria ci saranno uno studente, un operaio e forse un professore e, perchè no, un disoccupato. Possibile che un partito come il Pd, giunto a questa destinazione dopo la lunga marcia, iniziata da Occhetto, con un passato politico di tutto riguardo, abbia esponenti che non riescono a trovare un comune denominatore o un programma comune, per rilanciare una forza che nel Paese è stata storicamente attivamente presente e, valutata necessaria, per il nuovo equilibrio politico che non è più tra, centrodestra e centrosinistra, ma da più poli di aggregazione votate nelle politiche del 4 marzo scor so: M5S, Lega, Pd, FI e Fdl più piccoli irrilevanti cespugli. La guerra interna al Pd non è comprensibile se non con la voglia irrefrenabile, di un karakiri collettivo, identico a quello che è avvenuto, in buona parte, nei Paesi dell’Unione europea.

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