Roma – Magistratura in tilt. Riforma urgente Anm e Csm

In tilt la magistratura. Il Csm ha i suoi guai, con il pm Palamara e membri togati del Consiglio Superiore della magistratura, che si sono solo autosospesi mentre, l’Associazione Nazionale Magi strati, con voto unanime, aveva deciso per le dimissioni di ben 4 togati, di cui uno si era già dimesso dignitosamente, in precedenza. I pm di Perugia hanno scoperto che Palamara e & si erano incontrati, in Hotel nottempo, come i carbonari, per decidere su chi far convergere i  voti per posti direttivi a Roma, Perugia e Brescia. Ma è accaduto l’incredibile mentre l’Anm aveva, giustamente deciso, le  dimissioni dal Csm,  la corrente di magistratura indipendente ha impartito un ordine inverso: niente dimissioni, anzi tutti rientrino ai loro posti in Csm, Il presidente dell’Anm, Pasquale Grasso, davanti ad una situazione, mai avvenuta in precedenza, contro ogni regola, se le decisioni sono prese all’unanimità, potrebbe dimettersi. Nei guai anche il Csm, se i togati indagati dovessero rientrare ci sarebbe altri membri  pronti ad abbandonare. Parlare di scandalo è poco: la magistratura dovrebbe essere solo un presidio di legalità ed invece, si ha oggi la prova, come denunciano i fatti venuti alla luce  che magistrati insieme ai politici scelgono chi mettere ai vertici, per ovvie “coperture” che non hanno necessità di specificazioni. Non è questo il modo di amministrare, in piena indipendenza la giustizia, non è questo il modo di essere credibili da una opinione pubblica che rimane di sale, davanti alla guerra guerreggiata, tra le diverse correnti ai quali fanno capo magistrati che poi giudicano nel nome del popolo italiano, dopo accordi con politici. Suvvia le sentenze a nome  di quale parte dei popolo? No così non è possibile che la magistratura riacquisti il suo ruolo equidistante, già messa in dubbio dagli italiani da tempo, tanto è vero che gli indici Istat ponevano, questa categoria, all’ultimo posto della credibilità. Il compito dei legislatori ora non può essere un ulteriore rinvio, ma procedere con una riforma in grado di essere accettata, non già solo dai magistrati ma dal popolo.

Lascia una risposta