Roma – No aumenti Iva. Si a pace fiscale. Crisi rapporti Italia – Ue

L’aumento di Iva o accise non ci saranno. Lo hanno detto, il ministro Tria in Parlamento, il Premier Conte da Strasburgo, il vice Premier Di Maio dalla Cina e l’altro vice premier Salvini, dopo il vertice con il Cd riu nito a Roma, Palazzo Grazioli sede di  Forza Italia. Inoltre il ministro dell’Economia ha anche confermato che “saranno decisi interventi graduali, in politica economica,  compatibilmente con l’equilibrio dei saldi strutturali di finanza pubblica”. Davanti, all’insistenza delle opposizioni su dove troverà il  denaro il governo per dare agli italiani quello che è stato promesso, Tria ha rammentato le risoluzioni per favorire il disin nesco degli aumenti Iva ed accise e l’impegno, di non aggravare, le condizione degli italiani. Conte da Salisburgo ha dato una interpretazione sul dove prendere il denaro per iniziare le riforme quando ha afferma to:” 1,8% o 2% ? Non voglio impiccarmi ai decimali. Stiamo studiando e lavorando per il Bilancio dello stato che rispetterà le aspettative ed a rà una buona dose di coraggio, così come è necessario in questa fase”. Inoltre il ministro Tria ha difeso la pace fiscale “che non è un condono ma una presa di responsabilità per aiutare gli italiani in difficoltà”. Appare evidente che Conte, Tria,  Di Maio e Salvini dovranno trovare dei comuni denominatori per salvare le promesse elettorali, non gravare gli italiani e non far saltare i conti dello Stato. E’ una equazione a più incognite e, la risposta del Premier Conte in Austria, alle prese di problemi come l’immigrazione che vede l’Italia, nuovamente sola, davanti ad un  problema civile e morale, non poteva che essere quella che ha dato:” Non voglio impiccarmi ai decimali”. Credo giusto affermare, al di là di chi è al governo o all’opposizione, ammesso che sia tale, che la nostra Nazione è nel mezzo di un guado molto difficile e che, davanti all’Unione europea che cerca di girare la testa da un’altra parte, l’esecutivo unitamen te alle altre forze politiche e sindacali dovrebbero decidere una politica autonoma dall’Ue  e se necessario, speriamo di no, ripetere la chiusura dei porti. Gli italiani non sono razzisti, ed i pochi episodi avvenuti, non cambiano la radice storica di un popolo sono consapevoli che non possono far proprio, un problema di un intero Continente. Questa Unione europea ha iniziato il suo declino, questa è la realtà, dal momento che ha negato le sue radici giudaiche – cristiane quelle invece esaltate, insieme all’illuminismo, dai Padri fondatori di un’Europa non più nemica di se stessa ma prospera e rispettabile.

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