Roma – Ok alle Autonomie ma attentamente calibrate

L’Autonomia a Palazzo Chigi. All’ incontro non potevano mancare Di Maio e Salvini, i due vicepremier che davanti all’Italia delle Regioni, hanno posizioni diverse. E’ pur vero che c’è un dettato costituzionale da rispettare con le autonomie ed è, certamente vero che occorre trovare un soluzione che non abbandoni, ad n destino degradante il Sud Italia. Autonomia sì, come chiesto dalla Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna così come altre Regioni, ma attentamente calcolata, come sostiene Buffagni del M5S. ” Un problema che potrebbe trovare una soluzione anche veloce se si avvierà un’altra trattativa, rispetto alle spese esagerate, presentate da alcune Regioni. Così come questa riforma è strettamente connessa con la flat tax in studio e che il leader del Carroccio sostiene sia pronto già 15 luglio prossimo. Sono provvedimenti legislativi strettamente legati all’economia, non solo delle Regioni, ma anche dello Stato. Al Premier Conte il compito non facile di mediare tra le varie soluzioni. Ad esempio, la Lega non vuole cedere sull’istruzione  mentre il M5S non intende, unitamente al sindacato,  che l’istruzione della Lombardia sia impostata in modo diverso dalla Calabria o Sicilia. C’è un richiamo ben preciso a Bussetti, che ad aprile scorso, si è impegnato a difendere l’unità ed identità culturale dell’intero sistema scolastico. In un clima che, come è sempre avvenuto, non vede i due partiti della coalizione sulle stesse posizioni, com’è scontato tra due forze che non hanno nulla in Comune, pur stando al governo insieme. Ma c’è una novità che non appare credibile. Salvini ha incontrato la Meloni ed avrebbero discusso che, interrompendo ora la legislazione, potrebbero prendere i potere insieme con una maggioranza assoluta, che diventerebbe ancora più sostanziosa con l'”annessione”, nell’operazione elezioni anticipate a settembre, della componente di Giovanni Toti, ormai in rotta, con la Forza Italia di Berlusconi. Fantapolitica! rimaniamo del nostro parere: Salvini, il rozzo ministro del’oltre Po vuole dimostrare che, la sua parola è una sola e, se non rompe il M5S per lui, questa coalizione rimane fino alla fine della legislatura. La finestra di settembre per le elezioni, da aprire entro il 20 luglio, il ministro leghista non l’aprirà mai. In questa situazione la Lega ha tutto da guadagnare tanto è vero che i sondaggi la piazzano al 37% . Così come il M5S non aprirà nessuna crisi fin quando non avrà organizzato il Movimento su basi partitiche cioè con responsabili in ogni città, aderenti ovunque e radi camento sul territorio. Le ultime europee sono state sufficienti, insieme alle amministrative, a cambiare il disegno iniziale: puri e soli.

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