Roma – Pd:” Scudo penale”per il sì di ArcelorMittal facciamolo”.M5S ” No è inutile”

Il segretario del Pd si è “confessato” a Bologna mentre, il capo politico del Movimento, Di Maio, ha fatto la stessa cosa a Casoria, nel napoletano. Cosa affermano i due vertici della coalizione giallo – rossa. Zinngaretti è restato a Bologna e nella Regione che affronterà, la prova elettorale il 26 gennaio, ormai prossimo, al netto delle ferie natalizie. Ha avuto molti incontri, ha parlato nei teatri per affermare che, il Pd non staccherà la spin al governo ed anzi è per consolidare l’aalleanza in modo inclusivo. Il momento è molto delicato e l’elettorato estremamente libero di fare la sue scelte, senza alcun vincolo. A Zingaretti, come aveva proposto un mese fa, era per un accordo con il M5S, privo di radicamento sul territorio offrendo, una efficace esperienza, per vincere le elezioni in Regioni e Comuni, che il movimento non ha. Certo, l’esperienza in Umbria è andata malissimo e per la prima volta, nella storia di quella Regione, ha vinto il centrodestra, ma studiando un’altra strategia sarebbe stato più facile, vincere negli enti locali e rafforzare così, anche un governo di lunga durata. Ma Di Maio, capo politico del Movimento, è di altro parere. In Umbria è stata fatta una prova che è andata come noto. il M5S deve fare da solo e cambiare molte cose. Dalla  fondazione del M5S sono passati dieci anni ed è cambiato tutto. E stato deciso di radicarci sul territorio, con uomini che non hanno bandiera e liste civiche che accettino di non mettere in lista, uomini di partiti e, in caso di vittoria, di non far entrare in Giunta chi ha fatto politica. Cambiare modo di proporsi e strategie – questo afferma Di Maio – proseguendo un percorso che è diverso da quello dei partiti tradizionali. Infatti il movimento non è strutturato. E poi, per le regionali in Emilia Romagna e Calabria ed anche per le altre, in calendario – ha aggiunto Di Maio – dobbiamo essere onesti: se ci sono le condizioni saremo in campo altrimenti no. Il ministro Di Maio, non vuole, cosa che accadrebbe, prendere una manciata di voti in quanto non ha agganci seri sul territorio. Se il M5S deve saltare questi turni li salterà, senza drammi e senza avere rapporti con partiti veri e propri fuori dalla logica del Movimento. Il Pd si sta organizzando per ottenere che, l’Emilia Romagna resti al centrosinistra e fermi il centrodestra, con una sonora sconfitta. Ma dietro l’angolo c’è un forte attrito tra Pd e M5S. Si tratta del problema dei problemi, cioè dell’Ilva, che non può e non deve chiudere: sarebbe un guaio grosso per la tenuta del governo e per i rapporti con i sindacati, particolarmente con la Cgil. Si tratta dell’ormai famoso scudo penale che il governo, Conte 2 ha tolto, su pressione del M5S. Uno scudo sparito che ha posto, la multinazionale ArcelorMittal, nella condizione di affermare, nella documentazione presentata in Tribunale che ” …chi opera nell’ex Ilva è un fuorilegge e lavorerebbe a suo rischio e pericolo, non per colpa sua, ma per i guai combinati dai predecessori. Condizione inaccettabile per qualsiasi industriale al mondo”. non a caso, il segretario Pd Zingaretti, senza fare lo “sgambetto” al M5S o a Di Maio, dopo, aver ascoltato i suoi  esperti ha affermato:” Se il problema per bloccare la multinazionale e farla rimanere  è lo scudo… rimettiamolo”. Per Di Maio, già questo discorso, ha un solo significato: aiutare l’ ArcelorMittal che sostiene il diritto di  andare via, dall’ex Ilva, in quanto ingannati: nessuno li aveva avvertiti, all’atto della firma del contratto, che c’era questo “problema – macigno” della mancanza di, uno scudo penale, su una acciaieria da ristrutturare e contemporaneamente provvedere alla bonifica dell’ambiente. E’ altrettanto chiaro che, la multinazionale sa benissimo che c’è una crisi mondiale che non consentirebbe, di sfruttare al massimo il potenziale dell’ex llva, tanto è vero che ha subito parlato di forte riduzione del personale, con 5000 esuberi e di una produzione pari, a circa un terzo dell’acciaio ottenibile da quegli impianti. Appare altrettanto evidente che, l’ex Ilva, non può chiudere: perdere 20 mila posti di lavoro in tutta Italia considerato anche l’indotto, è un patrimonio irripetibile che non si può distruggere, al di là della politica e delle coalizioni, tenendo ben presenti solo gli interessi nazionali. Si tratta di sedersi al tavolo e dialogare con calma e riflessione. Lo devono fare Pd e M5S per trovare una soluzione, così come deve funzionare una collaborazione tra Forze politiche che hanno, liberamente scelto di governare insieme per nelle diverse identità. Imboccare una strada diversa e cercare vie traverse potrebbe aprire una spirale pericolosa dalla quale non uscirebbe indenne nessuno: il Paese prima di tutti. Lo sforzo che dovrebbe impegnare tutti, opposizione compresa, ( forse si chiede troppo nella nostra giovane democrazia) è di salvare l’Ilva, come ha chiesto indirettamente, ma chiaramente, anche il Capo dello Stato Mattarella, rivolgendosi al Premier Conte una volta giunto al Quirinale da “papà” Presidente. E’ il momento di giocare a carte scoperte, nell’interesse del Paese, sia per le elezioni regionali ma soprattutto per l’ex Ilva: chi mancherà a questo appuntamento si assumerà una enorme responsabilità storica nei confronti degli italiani. Una volta tanto, questa è una speranza, vinca la ragione.

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