Taranto – La guerra dell’acciaio chiama tutti a precise responsabilità

La guerra dell’acciaio, tra la società ArcelorMittal e il governo italiano, si sta facendo durissima. All’intenzione dell’azienda, franco -indiana, che hanno depositato presso il Tribunale di Taranto le loro ragioni, per recedere dal contratto, di gestire l’ex Ilva, con la minaccia di procedere allo spegnimento degli alti forni, con tempi e date. C’è stata la reazione, dei Commissari straordinari dell’ex Ilva che hanno, da parte loro portato in Tribunale, il carteggio consegnato nelle mani del Procuratore capo, Carlo Maria Capistro e del suo aggiunto, Maurizio Carbone, un esposto molto esplicito.  I commissari denunciano, fatti e comportamenti inerenti il rapporto contrattuale, con ArcelorMittal,  lesivi dell’economia nazio nale, tanto perchè venga verificato se c’è, nel loro agire, rilevanza penale. Dal canto suo, il ministro per gli Esteri e capo politico del M5S, Di Maio, mentre era a Casoria per una manifestazione,  ha dichiarato:” Una cosa è certa: noi tra sciniamo, questa multinazionale in tribunale e chiederemo di rispettare, i patti sottoscritti con lo Stato. Quella multinazionale ha firmato e se pensa di potersene andare ha sbagliato governo. Per noi quella multinazionale ha firmato e deve rispondere all’obbligo, di impiegare e pagare, 10.500 lavoratori. Parlare ora di piano B – ha proseguito Di Maio – significa dare a quella multinazionale la migliore via d’uscita ed invece – questi signori – devono sentire la pressione di tutti i cittadini e del sistema Italia. Infine – ha concluso il ministro stellato – chi parla dello scudo  penale credo stia usando un pretesto, così come lo pensano, anche gli italiani. La multinazionale – è bene si sappia non volevano responsabilità per gli infortuni. Io ho detto no e loro sono tornati indietro”. Ma ci sono fatti nuovi Franco Brigati segretario della Fiom Cgil, ed in generale le tute blu, hanno imboccato, a quanto si è saputo, la via della resistenza:” Noi non spegneremo gli altiforni e non faremo morire l’ex Ilva, cioè lo stabilimento industriale, che ci da lavoro e reddito”. E il segretario generale della Cgil, Landini, ha lanciato il suo grido di battaglia contro la multinazionale:” Attenzione Il comportamento assunto è illegittimo”. Il presidente della Confindustria, Boccia, ha ritenuto affermare:” Non è questo il momento di mostrare i muscoli ma di trattare”. Una brutta storia, anzi un’orribile tragedia che non coinvolge tutto il mondo politico, di maggioranza ed opposizione, ma circa 20 mila lavoratori non solo dell’ex Ilva ma compreso l’indotto. Il ministro Di Maio parla di unità contro la multinazionale cominci a parlare con i parlamentari pugliesi che hanno detto no alle  richieste del Premier Conte ed anche a quelle avanzate da lui, non solo sullo scudo penale ma anche sulla presenza dell’ex Ilva, schierandosi da parte di quella parte della popolazione di Taranto che è contro l’acciaieria ed ha votato, convintamente per i parlamentari stellati che, nei loro discorsi, avevano promesso verde pubblico al posto dello stabilimento.

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