Dopo la votazione della Lega per la presidenza del Senato le ipotesi possibili sono due: o Salvini bleffa votando la Bernini oppure è impazzito. Prima della votazione ha informato Berlusconi che è andato “su tutte le furie”, una mossa tipicamente napoletana. Immediato il si del M5S, per convergere sulla candidata, che si è dichiarata subito indisponibile senza l’ok del cavaliere. Ma Salvini è imapzzito rinunciando a candidature importanti e alle Regioni , Province, Comuni e paesi che governa con il centrodestra? Possibile ma anche incredibile. Il risultato ottenuto dalla Lega a danno di Forza Italia, Salvini lo deve proprio a Berlusconi che gli ha dato la possibilità di diventare… importante. Si gioca tutto per un’avventura così spericolata? Maroni, Bossi e tanti altri non sarebbero disposti a tutto pur di seguire il loro capo. E’ probabile che ci sia, un accordo tra Salvini e Berlusconi, per sparigliare le carte. Certo ci sono dei candidati come Romani bruciato in partenza, impor lo solo con i voti del centrodestra sarebbe un errore. Si ha ragione di credere che in Aula si vota secondo una regìa esterna come è sempre accaduto. Ai tempi della DC è stato sempre così: si vota così! Punto a basta. Chi sgarra va fuori per sempre. Oggi ci vorrebbe maggiore duttilità da parte di forze così diverse. I veti sono sempre negativi e creano un clima da P2. Il Pd si è tirato fuori da questa storia. Chi fa pensare che non si sarebbe compiuta una frattura nel Cd è il fatto che la Meloni non ha denunciato il tradimento, il che significa che non ci crede. Comunque non appena i quo zienti scenderanno si saprà di più su tutta questa vicenda che è il preludio al caos, al cambiamento di maggioranza o all’aggiramento degli ostacoli, classico metodo utilizzato dalla Democrazia Cri stiana. Non è il momento di strapparsi i capelli nel Cd , nel Cs e nel M5S. Ci sono i voti del Pd che non sono entrati in gioco ma… se riparte da zero, in corsa ci sarà anche Martina, e il suo gruppo. Nessuna meraviglia… in politica tutto è possibile la prima Repubblica, mai finita, è l’esempio più classico.