Il programma per un governo M5S – Lega ha già ottenuto, il 94% del consensi degli iscritti, al Movimento che hanno votato sulla piattaforma Rousseau. Salvini ha ottenuto il via libera dal Consi glio federale ma, il leader del Carroccio, attende il responso dei gazebo, presenti, in moltissime città. Tutto fila liscio? Nemmeno per immaginazione il centrodestra rischia di esplodere. Berlusconi, prima ha marcato le distanze dalla Lega: “Salviini ha parlato a nome del suo partito ma non della coalizione” per poi farsi candidare, nientedimeno, ad essere premier del futuro governo M5S – Le ga, se mai nascerà. Proposta irrealizzabile. Forza Italia sostiene che non c’è candidato paragonabile: il cavaliere vanta 9 anni di governo, ha l’appoggio dei popolari europei ed è l’unico leader che può trattare con l’Ue, gli Stati Uniti e la Russia di Putin. La Lega è insorta, davanti a questo imprevedibile ostacolo e ha bollato, la candidatura, come un tradimento. Il motivo? La Lega durante tut ta la trattativa per il programma ha sempre portato avanti, le istanze della coalizione ed ora, le cannonate vengono sparate, dagli alleati. Ma c’è di più Berlusconi è più che convinto che, anche con il Rosatellum, ora che lui può canida si il centrodestra è vincente e quindi Salvini, non deve procedere, a presentare un governo on il M5S. La risposta è implicita con le dichiarazioni di Di Maio, pronto a rinunciare alla carica di premier pur di far nascere il governo gialloverde Anche Salvini è pronto a fare, un passo di lato ed ha confermato, questa sera ad Aosta, che lunedì sarà dal Capo dello Stato per riferire sullo stato dell’arte” comunque vadano le cose”. Durante la consultazione con Mattarella, sia Di Maio e sia Salvini, faranno il nome del prescelto premier che non è un politi co targato e nemmeno un tecnico. Va però detto che l’Unione europea, Stati Uniti, opposizioni interne e parti, del mondo economico finanziario, si stanno mettendo di traverso nei confronti di un governo gialloverde che non sarebbe controllabile nei suoi obiettivi non scritti nel contratto. Tocca al Capo dello Stato l’ultima parola visto che, non poche nazioni o istituzioni, sostengono di avere come riferimento unico, proprio il Presidente, e che da lui si attendono decisioni e garanzie, compatibili con la politica europea ed economia nazionale.