Il governo Conte, che guida la coalizione M5S – Lega, ha scommesso di varare un’Italia nuova, diversa dalla precedente e rilanciata verso il lontano e storico, miracolo economico, dell’immediato dopoguerra. E’ una scommessa che riguarda tutti: il futuro politico del M5S e Lega, incarnati da Di Maio e Salvini, due leader che stanno giocando una partita difficilissima del tipo ” o la và o la spacca”. Non ci sono ponti per una ritira ta strategica, non c’è un piano “B” per questa ragione, il ministro Tria, ha resistito molto con l’aiuto del Colle e di Draghi, poi ha ceduto. Forse, anche lui crede in questa strategia, che fissa al 2,4% Pil – deficit per tre anni. E c’è il Premier, l’accademico a digiuno di politica ed economia, che appare entusiasta di partecipare ad un’avventura di un’intero popolo, in quanto di questo si tratta. La strategia politica del M5S e Lega si fonda su una serie di variabili, che devono incastrarsi, per la costruzione di un’economia espansiva. Abbassare le tasse che tutti dovrebbero pagare; sburocratizzare la pubblica amministrazione concedendo fiducia ai cittadini di procedere nei loro disegni, rispettando le leggi, locali e nazionali; concedere la massima libertà negli investimenti, di piccolo o grande taglio, anche con la partecipazione attiva dello Stato; creare lavo ro, non quello attuale, ma il nuovo che è già dietro l’angolo; agevolare i collocamenti a riposo, non solo per fare spazio ai giovani, ma per rinnovare un’apparato vecchio e sclerotizzato da incrostazioni, inevitabili, per chi rimane nel suo posto a vita; varare un piano, di opere pubbliche, già finanziato nel Def, che non ha precedenti nella storia italiana, nuove opere? Non soltanto. Rendere sicure quelle esistenti e meno vulnera bili ai terremoti, sempre più frequenti e distruttivi; realizzare vere infrastrutture nel Mezzogiorno che soffre, un distacco dal Nord, calcolabile in decine d’anni; eliminare la povertà assoluta indegna per un Paese ci vile. Una scommessa a debito che se non è vincente è perdente per tutti. Fino ad oggi nessuno, nel mondo politico aveva mai rischiato tanto, così come nessun economista, si sarebbe messo i gioco, così pesantemen te. Davanti ad una scommessa del genere non ci può essere più maggioranza e opposizione: tutti, per l’interesse collettivo, dovrebbero remare nella stessa direzione in quanto tutti siamo sulla stessa barca. Una scel ta che è già costata 22 miliardi e, tanti altri ne verranno persi, una strategia che non piacerà affatto all’Unione europea ma, questa maggioranza o va avanti comunque, o si autodistruggerà provocando la più spaven tosa instabilità economica non soltanto nel nostro Paese. Questo dobbiamo sapere: il dado sembra definitivamente tratto. Il grande stellone italiano funzioni ancora una volta altrimenti sarà un disastro collettivo.