Tutto come previsto. L’Unione europea boccia il Def, varato dal governo italiano che da giovedì, sarà alla Camera dei deputati. Il presidente della Commissione Juncker, dopo un primo esame, ha giustificato il no:” Per una seria preoccupazione sul deficit che accusa l’Italia” ed ha invitato il governo al rispetto dei patti sottoscritti. Non è solo un avvertimento: è nota la posizione di popolari e socialdemocratici di non far passare i bilanci degli Stati, nell’Unione europea, a conduzione populista o sovranista, se non rispettano le regole. E’ una battaglia preventiva, quella dell’attuale maggioranza e minoranza nel Parlamento Ue, in quanto stan no cercando di bloccare un’ondata cospicua, di parlamentari eletti alle europee della prossima primavera, in grado di paralizzare l’Ue così come disegnata oggi. Non è un caso che il ministro Di Maio dichiari:” Non si torna indietro, nessun piano B e, non alzo i toni, perchè questa Unione europea è finita”. Il ministro Salvini, com’è nelle sua abitudini, attacca direttamente la persona che ritiene tiri le fila del “no” al Def italiano. Ed infatti il ministro dell’Interno ha dichiarato:” Juncker sappia che la sua Ue tra sei mesi non ci sarà più”. Ma dietro le quinte della politica ci sono movimenti tra Bce, Quirinale e Banca d’Italia per evi tare che l’at tuale Unione europea, che gioca in difesa, possa danneggiare l’Italia che guida una schiera di Paesi pronti a cambiare le regole attuali e i patti sottoscritti nel primo decennio del terzo millennio. Uno stop al governo Conte scontato. Si può fare la guerra solo se si è “sufficientemente armati” – è il caso di affermare, tanto da non perdere tutto ma almeno pareggiare. L’esecutivo Conte, doveva prevedere quello che sta accadendo ed ottenere il massimo possibile oggi, per poi aprire la vertenza, non solo italiana, anti attuale Ue, ma dopo le elezioni prossime e con la nuova composizione del Parlamento. Minacciare prima, equivale ad una impru denza che potrebbe costare molto caro, sia all’attuale maggioranza e sia agli italiani. In politica non vince mai chi urla o minaccia sfracelli, ma chi ragiona ed attende il momento giusto per colpire e ottenere il massi mo possibile per riforme, alcune delle quali, sono condivisibili.