Il vice Premier, Di Maio, sbaglia, ora parla da ministro e non da capo politico del M5S a caccia di voti. L’attacco a Draghi, Presidente della Bce non è accettabile, nella considerazione che , il vertice della banca euro pea ha fatto delle considerazioni ed esternato delle preoccupazioni, segnale molto eloquente inviato al governo italiano, per evitare la fuga di capitali. Di Maio non può affermare che non teme il giudizio dell’Agen zia più importante al mondo, Standard & Poor, sulla situazione economica italiana. Così come, il vice premier, non può richiamare Draghi, sia per la sua funzione e sia per una colpa che non ha: quella di essere preoccupato per quello che decide il governo sulla Manovra. L’economia e le banche centrali, non dipendono dal potere politico così come, gli investitori, si muovono sulla base della fiducia che hanno, in questo o quell’altro esecutivo. Alle volte basta, una parola di più per innescare, un terremoto economico: è stato sempre così. Un ministro, come Di Maio, che ha deleghe allo Sviluppo e Lavoro, non può che essere molto attento nel parlare. Può essere giusto sostenere che il Bilancio approvato, parte per aiutare la parte più debole del Paese, il problema dell’Unione europea non è questo ma è che la Manovra si fonda sul debito. Appare evidente che il governo Conte può ignorare, quello che dice la Commissione, ma non potrà sottrarsi alla fuga di capitali o al pagamento di interessi superiori, a quelli sostenibili dal Bilancio italiano, semplice no? Draghi ha solo rammentato che occorre evitare, uno spread elevato, in quanto, indebolisce le banche, impegnate s sostenere il debito nazionale, e colpisce anche famiglie e imprenditori. Ecco perchè, l’attacco di Di Maio, è ingiustificato. Draghi non poteva tacere ne fare… il tifo per l’Italia, ma solo avvertire dei pericoli che si corrono attaccando: l’Ue e procedendo con una Manovra, che non trova sponda, a Bru xelles e in Italia. La strada meno pericolosa, per il governo Conte, è quella di essere concreto. Juncker si è detto disponibile a ridiscutere il documento di Bilancio, inviato da Roma, e si incontrerà con il Premier Italiano la prossima settimana. Nessuno vuole una rottura su Ue e euro, nè Roma e nè Bruxelles. Ecco il motivo che ha spinto Draghi ad augurarsi, che venga trovato un accordo, per salvaguardare l’Italia da attac chi speculativi o peggio, l’avvio di una procedura d’infrazione, ipotesi non scongiurata. Questo atteggiamento, di uno dei maggiori esperti al mondo, in materia economica giunge, da un vero italiano che vuole evitare una possibile catastrofe, provocata da politici fieri della loro incompetenza.