Juncker, Moscovici, Conte e Tria hanno cenato insieme ed aperto un colloquio, destinato a durare, anche nei prossimi giorni. Il Premier italiano ha dichiarato:” L’incontro ha aperto un dialogo in un clima di reciproco rispetto. Dobbiamo continuare a dialogare e al momento sono soddisfatto. Il lavoro proseguirà per avvicinare, i rispettivi punti di vista, alla ricerca di una soluzione di prospettiva. Non si è discusso – ha proseguito Conte – di saldi finali ed ovviamente non ho posto, alcuna rinuncia, alle riforme qualificanti. Con Juncker non è stato, un incontro risolutivo, ma solo l’inizio di un dialogo. Qualsiasi accostamento alla situazione greca è fuori luogo perchè l’Italia ha fondamentali così soldi che è inutile parlarne”. Juncker dal canto suo si è limitato a dire che è stato “un incontro tra amici”. In realtà non ci si poteva aspettare di più. Dall’Italia i due vice, Salvini e Di Maio, hanno inviato segnali chiari. Nessuno dei due è disponibile a rinunciare al superamento della Fornero o al reddito di cittadinanza, ma l’apertura c’è stata nel rimodulare le riforme, sia nei tempi e sia nella spesa. Accettare che il pensionamento sia scaglionato, man mano che ci saranno risorse aggiuntive, dalla vendita di beni passivi per lo Stato o con altri introiti ottenuti da una vera spending review, non può essere considerata una rinuncia al cambiamento. Così come se, il reddito di cittadinanza, dovesse passare attraverso l’apparato produttivo con interventi, per ogni posto di lavoro nuovo, anche in questo caso non appare un rinvio o una rinuncia, anzi è un modo per sollecitare una ripresa produttiva, a costi più bassi per industriali grandi, medi e piccoli. La situazione appare in evoluzione positiva ed è l’unica strada, al muro contro muro tra Italia e Unione Europea, che provocherebbe solo danni ingenti alle due parti. Gli allarmi della Banca d’Italia e della Bce non possono cadere nel vuoto, così come il lavoro complesso, difficile ma estremamente utile del Quirinale che ha visto, il Presidente più volte in campo, per ribadire che l’Italia non può che avere una casa nell’UE e che l’UE non può fare a meno dell’Italia. La saggezza prevalga sulle parole al vento che, tra Stati provocano soltanto, ripicche e danni. Infine va detto che il Premier spagnolo Sanchez, tramite l’UE avrebbe superato il no a Brexit per il problema di Gibilterra, territorio autonomo inglese ma rivendicato dalla Spagna. Si è soltanto saputo che la Spagna non impedirà Brexit ed è quindi logico dedurre che, la Premier May, ha dovuto fare delle importanti concessioni su Gibil terra.