Il Premier Conte ha dimostrato, con il suo discorso agli italiani, di avere caratura e ottima preparazione, per affrontare anche situazioni molto difficili. L’impressione che aveva dato, in alcune situazioni, era diversa. Un accademico, senza nessuna cultura politica, da nominare Premier, per manovrarlo. Chi ha fatto questo calcolo ha sbagliato. L’analisi lucida di Conte, elencando le motivazioni che vedono, su posizioni molto diverse, il M5S e la Lega, gli è servita per dimostrare agli italiani che lui, ha accettato di fare il Premier, senza mai essere iscritto al Movimento, dopo aver letto con attenzione il “contratto”. Una garanzia per un governo del cambiamento. E la conferma – ha detto il premier – è stata da lui percepita con le due riforme bandiera, del M5S e Lega, reddito di cittadinanza e superamento della Fornero, due leggi significativamente rivolte al sociale. Conte ha stimato che, il susseguirsi delle campagne elettorali, hanno finito per deteriorare i rapporti tra le due forze di governo, non estraneo nemmeno ( chiaramente ) il nuovo rapporto esistente tra Lega al 33% e M5S al 17. Il Premier, comunque è certo, non intende farsi ” rosolare”, per ripetere un termine che il Premier ha detto, anche al Capo dello Stato. Oggi è stato il suo giorno: se le due forze politiche della coalizione, in seduta congiunta, con altri big, non troveranno la capacità di una soluzione duratura, non saranno nè Di Maio e nè Salvini a licenziarlo, ma sarà lui stesso a lasciare, il prestigioso ma bollente incarico. Bravo non c’è che dire: prima di lui nessuno ha parlato con tanta chiarezza. Conte ha dimostrato di avere, uno spessore culturale che va al di là, della carica di Premier. Ha esagerato soltanto nella parte in cui ha rivendicato che il governo non si è fermato mai, ma ha continuato a lavorare, nonostante la “guerra” guerreggiata tra Di Maio e Salvini. Mentre è stato chiarissimo nei rapporti con l’Unione Europea, che vanno salvaguardati, nell’interesse del popolo. Lui non dispera, non è nel suo carattere, ma ha lasciato il cerino acceso nelle mani dei due leader dei grillini e leghisti. Decidano loro: o accordo vero e fortemente coeso o se, vogliono continuare un’esperienza, falsa e litigiosa, devono trovarsi un’altro Premier: lui non ci sta. Ma Conte ha sottovalutato che, soprattutto nel M5S, c’è chi lavora, anche a livelli istituzionali massimi, ad elezioni anticipate, preferite ad un’alleato di centrodestra, indisponibile a perdere anche la minima occasione, per vincere. Anche oggi, all’inaugurazione della prima parte della pedemontana con il governatore Zaia, Salvini ha ripetuto “Con i no non si governa e si precipita nell’ignavia e nella povertà”. Il vicepremier Di Maio è stato sollecitato a proseguire con questo governo. Salvini è disponibile ma alla condizione che il Paese esca dalla palude, e vinca la sua battaglia, anche a Bruxelles per ripetere:” Il debito non può scendere se gli italiani non lavorano. Dateci fiducia dice all’UE – e dimostreremo come gli italiani, sanno lavorare senza risparmio di forze”. Se le quinte colonne che lavorano contro, riusciranno a bloccare Di Maio o deteriorare i rapporti con la Lega, elezioni a settembre, senza Conte Premier. Se vinceranno le ragioni, per evitare una crisi in una situazione economica difficile per il Paese, il governo andrà avanti. Come? Nessuno è in grado di dirlo. Ma la cosa ” rosa” inseguita da Fico è di là da diventare realtà il Pd guarda il Movimento ma diffida di Beppe Grillo e Casaleggio che operano, dietro una fitta coltre tan to d a farli diventare invisibili nelle manovre che fanno compiere.