Roma – Il problema libico va risolto. In pericolo i popoli europei

Il pericoloso problema Libia va risolto comunque. Non è possibile che un giorno dopo l’altro i governi, più o meno riconosciuti a livello internazionale, quello di Serraj e l’altro di Haftar minaccino non soltanto la convivenza civile dell’Italia ma di tutta l’Unione Europea. L’ultima è di mettere in libertà, tutti i galeotti e spedirli, grazie a scafisti o Ong che, perseguendo un “disegno umanitario”, finiscono per farci il regalo di portarci, terroristi musulmani che, sconfitti in Siria, approdino in Italia, per uccidere un pò di gente. Rammentiamo a noi stessi, che fino ad oggi siamo usciti indenni, dalle scorribande terroristiche che hanno insanguinato altre Nazioni del’Unione. Le Ong, la Rackete ne è il classico esempio, non conoscono limiti alla loro azione e violano, tutte le leggi nazionali e internazional,i per portare a termine la loro missione che ritengono sacra. Queste organizzazioni umanitarie, va detto, non raccolgono naufraghi ma persone che raggiungono il mare aperto, con “imbarcazioni madri”, per finire su canotti, anche senza motori, per  mettersi in collegamento con una Ong. Trasportando persone senza sapere chi sono, per poi pretendere, un approdo sicuro. Questa storia deve avere un termine e, il limite deve essere fissato dall’ONU, che non può far finta che non ci sia dietro, a questa orribile storia, la mano pesantissima del terrorismo islamico che sta mettendo radici sul Mediterraneo con il denaro pagato per giungere in Europa o nei nei Paesi dei Balcani Nessuno deve dimenticare quando, i fanatici di Allah, sgozzarono, decine di prigionieri lungo la sponda africana, del Mare Nostrum, con l’obiettivo di minacciare direttamente i crociati, Roma e il Vaticano. La capitana Rackete, nonostante la sua tracotanza, è stata assolta da un gip, di una magistratura, in buona misura allo sbando, per uno scandalo che non ha precedenti nella storia repubblicana. Ora, la comandante che, pur di attraccare al porto di Lampedusa, contro ogni divieto dell’autorità marittima, oggi minaccia di querelare il ministro per gli Interni, per averla costretta fuori dalle acque nazionali per 16 giorni e, per aver detto al gip che l’ha assolta, quello che  pensano la stragrande maggioranza degli italiani. La verità è che tutto inizia dalla pesante instabilità libica e che, i “giochi” della storia sono imprevedibili. Questa situazione preoccupa più i Presidente russo Putin, che il Presidente degli Stati Uniti Trump o la Nato. Attendere di assumere decisioni definitive non conviene all’Unione Europea, alla Russia e nemmeno agli Stati Uniti. Il tempo del coraggio è giunto e le opzioni sono tante, anche cruenti, come avvenuto in Siria. E’ un’esigenza non rinviabile se non si vogliono correre rischi reali e incalcolabili per le  democrazie europee e non solo.

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