Roma – Commedia, in tre atti al Cdm. Attori: Conte, Bonafede, Di Maio e Salvini

E’ andata in scena, a Palazzo Chigi, una commedia in tre atti,  sette ore  denominata ” Consiglio dei ministri della Repubblica italiana” Attori: Premier Conte:lo sprovveduto; ministro Bonafede il kamikaze; ministro Di Maio l’ingenuo; ministro Salvini: il rozzo dell’oltre Po; comparse undici ministri, zitti e quieti, come accade in ogni spettacolo. Una commedia, niente male, frutto di personaggi, bravi nella loro parte, senza suggeritori e canovaccio. Poteva mai immaginare il Premier Conte, che potesse passare la riforma della Giustizia, senza una lunga trattativa, con la Lega, più volte l’ha sollecitata, ma che voleva raggiungere precisi obiettivi politici. No, certamente no, ma Conte ha immaginato che bastasse la sua mediazione, di mezz’ora, per convincere Salvini a votarla. Uno sprovveduto, a questo livello, lo può essere solo un accademico a digiuno di politica. Il ministro Bonafede è stato il vero kamikaze che ha portato la riforma della Giustizia, in Cdm, senza sentire cosa ne pensasse l’alleato, duro e poco cerimonioso: un rozzo. Il ministro Bonafede? Un vero kamikaze, come i giapponesi che si gettavano con gli aerei sulle navi americane; il ministro Di Maio ha dimostrato, tutta la sua ingenuità politica, eppure ha trattato con Salvini per giornate intere, per il “contratto” e per una serie infinite di incontri che, man mano hanno costretto di due “personaggi”, a vere maratone per non rompere, quel tenue filo, molto resistente, che li tiene insieme al governo della Nazione all’insegna:” Nel doman non vè certezza”. Salvini, davanti ad un tentativo di colpo di mano, in una commedia, senza canovaccio in  Cdm senza suggeritore, l’ha subito mandata, come dicono a Roma, in caciara. Niente di meno, alla  riforma, mancavano, secondo l’ostico e rozzo ministro Salvini: la riduzione dei tempi della giustizia; la nomina nei tribunali di manager per aumentare l’efficienza di una macchina che non funziona; la certezza che i colpevoli stiano in galera e gli innocenti fuori; sanzioni certe per quei magistrati che allungano i tempi; niente a sconti di pena per i criminali; giustizia e equa, imparziale ed efficiente ed infine: i cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti. La commedia, in più atti, ha lasciato tutti questi “quadri” in sospeso e quindi, la commedia andrà ripetuta, ma riveduta e corretta, anche questa volta, con gli stessi attori e stesse comparse. Bravi: bis, bis, bis! Queste sono le commedie che mandano gli italiani in visibilio e li allontanano dai teatri di terzo ordine.

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