Questo tormentone, che dura da mesi sul voto anticipato, minacciato giorno e notte dalla Lega e, direttamente dal ministro per l’interno, non ha precedenti. Se Salvini, fatte tutte le considerazioni non solo di quanto accaduto, dopo un paio di mesi dalla formazione del governo, fino ad oggi, reputa indispensabile mandare a casa i parlamentari ed andare, ad un voto anticipato, lo faccia. Tutti i sondaggi danno la Lega, ampiamente vincente, senza maggioranza assoluta, ma molto vicino al traguardo del 40%. Per formare il governo, sempre secondo i sondaggi, non avrebbe bisogno nemmeno del ” nocchiero” Berlusconi, basterebbe imbarcare FdI, formazione data in crescita intorno al 10%. Le elezioni anticipate sono temute fortemente dal M5S in quanto non è riuscito, a portare a termine, le riforme che erano alla base del voto, della precedente elezione, del marzo 2018. Così come, che che ne dicano i vertici dei partiti,le elezioni anticipate non le vuole nemmeno Berlusconi e Zingaretti, che continua a non compattare il partito, e quella parte consistente del Pd che segue Matteo Renzi, l’uomo politico che fanno bene a non considerarlo fuori dai giochi, nel Pd e fuori il Pd. nodo centrale, che vede sulle barricate Salvini, non è più il problema dei migranti. Dopo l’approvazione del Decreto, Sicurezza Bis nessun comandante delle Ong o, altre organizzazioni, cercherebbe di solcare il mare italiano. Le pene sono severissime, dall’arresto del comandate, fino alla confisca della nave. Ora per il ministro dell’Interno è la manovra il problema de problemi, che dovrebbe mantenersi, per accordi raggiunti con l’Unione Europea, sotto il 2%, cioè una finanziaria senza investimenti e sviluppo. Una condizione inaccettabile, per il vicepremier della Lega che punta ad investimenti, sviluppo ed occupazione. Il ministro dell’Economia Tria, dopo aver messo al sicuro, i miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, è alla ricerca dei miliardi chiesti, a gran voce, dal ministro Salvini, per la Flat tax e l’abbattimento delle tasse. Senza poter raggiungere questi traguardi, Salvini sembra preferire le elezioni e, se i sondaggi gli daranno ragione, presentarsi a Bruxelles, come Premier deciso a rivoltare il tavolo dell’UE. Chi pagherebbe un conto salatissimo per elezioni subito, secondo i sondaggi, sarebbe il M5S e il ministro Di Maio, già colpito dagli strali di Grillo, Casaleggio e Di Giambattista. Ma non sarebbe l’unico partito a pagare dazio: Forza Italia rischierebbe un’ulteriore calo, il Pd non andrebbe meglio e la sinistra sinistra potrebbe sparire dal Parlamento. Ma nei calcoli della Lega, c’è più di una incognita: i parlamentari sono d’accordo ad andare a casa, dopo circa 16 mesi dalla loro elezione? E poi come reagirebbero gli elettori ad una crisi che, davanti ad un no dell’Unione, rischierebbe di rimanere fine e a se stessa? Basta con il tormentone ma il ministro Salvini, che ha il pallino in mano, ci pensi bene prima di giocarlo. Gli italiani, dicono “brava gente” ma da alcun tempo a questa parte anche “strana gente”.