Le elezioni regionali in Umbria hanno dato molte indicazioni ai politici non dovrebbero dimenticare di farne tesoro. Ha ragione il capo del M5S:” L’alleanza Pd, M5S, Leu non ha funzionato”. Ed è proprio così e, per questa elementare ragione, non è riproponibile per elezioni: nazionali, regionali e comunali. Basta vedere il risultato delle urne: il Pd, tutto sommato ha mantenuto i voti presi alle politiche, anche se ha perso rispetto alle ultime regionali in Umbria come era prevedibile. Ma ha mantenuto quel 22% a tutto danno del M5S che, proprio in Umbria, era riuscito a prendere in precedenza il 14,6% per precipitare al 7,41. Il segretario del Pd Zingaretti, nelle sue dichiarazioni è apparso molto cauto, ha preso atto della cocente sconfitta, senza scaricarla su altri o sulle scissioni. Zingaretti ha aggiunto che il governo andrà avanti alla condizione che si facciano le cose che vanno fatte e già decise. Una posizione molto prudente molto distante, da quella del ministro Franceschini, che ha voluto fortemente l’esecutivo in carica e che sostiene che:” L’ondata del Centrodestra si vince soltanto se la coalizione rimane unita ed affronta ogni elezione, nazionale o locale, restando insieme. Se ci dividiamo facciamo il gioco dell’opposizione”. Ma il parere del ministro Franceschini è un suo punto di vista che non trova accoglienza nè nella maggioranza dei parlamentari del M5S e nè tra quelli del Pd. La situazione che si è creata è del tutto naturale. La sconfitta della coalizione M5S, Pd, Leu e cespugli è stata durissima ma anche ampiamente prevista.Gli elettori umbri non hanno voluto punire il Pd, per gli scandali accaduti in Regione, ma ha votato convintamente la governatrice Donatella Teseo, sostenuto dall’alleanza del centrodestra con un secco 57,55% , per un cambiamento che è stato condiviso da un elettorato eterogeneo. tanta da lasciare il candidato governatore del blocco di sinistra, del quale fa parte anche il Premier Conte, ad un miserevole 33,46%. Si badi che la sconfitta non per colpa del candidato incastrato in un’inversione di voto che è avvenuta, dopo 50 anni, di governo regionale della sinistra. I prodromi della durisima sconfitta preannunciata dalle amministrative, dove in molte città importanti il centrodestra aveva vinto, trainando la vittoria fino alle regionali. Il governo rimarrà in carica, come è stato confermato dai tre leader del Movimento, Pd e Leu, ma alla condizione che riesca a fare quello che è stato deciso sin dalla formazione della coalizione. Il centrodestra all’attacco, del governo, dopo il voto in Umbria non si crede abbia ragione. M5S, Pd, Leu e cespugli sonno, fino ad oggi, maggioranza nel Paese ed è giusto che vadano avanti se riusciranno a rima nere coesi, non ai vertici, ma con le loro relative basi.