Il ministro per gli Esteri e capo politico del M5S per i turni elettorali non è fortunato. La strategia, non sua, ma di chi la mette insieme, ha portato il giovane campano, dal sorriso stampato, ad una serie di sconfitte da far tremare i polsi a chiunque è impegnato nell’arte più complicata. Di Maio, alle politiche, sospinto dalla voglia degli elettori di attuare cambiamenti è riuscito, con una serie di promesse, solo in parte possibili, ad ottenere un sonante 33%. Entrato in coalizione con la Lega di Salvini, i voti del M5S, alle europee si sono dimezzati attestandosi al 17%. Alle amministrative il Movimento non è stato in grado di contrastare, il Cd che ha diviso parzialmente il bottino, con il Pd, già in grosse difficoltà interne. Alle regionali dell’Umbria, dove in precedenza il M5S era riuscito a guadagnare, con non poca fatica, il 14%, Di Maio ha deciso di presentarsi in coalizione con le forze che sono al governo: M5S, Pd, Leu e cespugli. Il Premier ha girato, in lungo e in largo l’Umbria, per incontrare i terremotati ai quali ha promesso interventi attesi da tempo, è intervenuto nei comizi, ma non come politico, ma ” solo” per presentare la Manovra magnificando gli aspetti positivi. Insomma il Premier ha cercato di aiutare, per riconoscenza, chi lo ha confermato Presidente del Consiglio, nonostante la maggioranza, da centrodestra è passata alla sinistra. L’ultima fotografia a Narni, del Presidente Conte, con Zingaretti, Di Maio e Speranza merita una cornice d’argento, a futura memoria, di una sconfitta che vede, tra i rappresentanti dei partiti impegnati nella difficile contesa elettorale, il Capo del governo. Ma è bene di tornare al capo politico del Movimento che, alle regionali, dal 14% è passato al 7,41, rischiando di sparire comple tamente. E’ pur vero che Di Maio, Grillo e Casaleggio, dopo le perdenti prove elettorali: europee e amministrative, hanno deciso di radicarsi sul territorio, come tutti gli altri partiti, per poter competere. Ma con alleanze possibili mai, con i partiti tradizionali ma soltanto con liste civiche, formate da uomini, che non sono in politica. Modello, riveduto e corretto. adottato per le elezioni in Umbria dove, per mancanza di tempo, hanno reperito quello che potevano: dal governatore ai candidati, non impegnati in politica, con l’impegno che qualora avessero vinto la Giunta non avrebbe potuto chiamare, nessun assessore, targato politicamente. Lo si può dire i quattro kamikaze: Conte, Di Maio, Zingaretti e Speranza sono andati al massacro, senza armi ed a petto nudo. Un sacrificio che ha segnato la loro leadership per sempre. Le elezioni si possono perdere ma non per mancanza di visione politica. Chi compire questi errori è destinato ad un futuro molto diffici le. Certo, gli stessi personaggi sconfitti, sono al governo ma devono riuscire in un’impresa disperata: mantenere tutti gli impegni assunti con gli italiani che sono pari ad un nuovo ” miracolo italiano”.