Di Maio, in crescenti difficoltà, non solo nel Movimento ma anche nei rapporti con il Pd che non vuole problemi ogni giorno, cambiamenti ogni ora e che non ha digerito, quel no dopo l’Umbria a sperimentare, altre possibilità di coalizioni, in ambiti locali. Di Maio, ministero degli Esteri e capo politico del Movimento, non avrà più molta possibilità di cambiare le decisioni prese: lo stop di Zingaretti è stato molto deciso. Il ministro ha partecipato al Costanzo Show e per iniziare ha detto:” Mi fido di tutti fino a prova contraria. Fare la pace con Salvini? Non è un problema personale, abbiamo governato insieme e fino ad agosto tutto era ok, poi di colpo, siamo stati lasciati con il cerino acceso in mano. Ci siamo battuti per evitare l’aumento dell’Iva e l’esercizio provvisorio. Dopo il voto in Umbria – Di Maio non ha avuto dubbi nel confermare – niente coalizioni o alleanze in ambito locale con forze politiche. Ci sono tanti movimenti che si occupano di temi importanti del territorio, come ad esempio quello dell’acqua pubblica. Con queste realtà – ha proseguito il capo politico dei 5 stelle – possiamo stare insieme ma non con altre forze politiche. Il Movimento rappresenta l’alternativa che va oltre, la destra e la sinistra, per un governo nuovo che non può essere condizionato. Certo oggi è più difficile riuscire in questa impresa post ideologie. Se si considera anche che in Europa le posizioni si vanno polarizzando”. Non c’è dubbio che Di Maio segue una strategia decisa, non dagli iscritti o dai parlamentari ma da Grillo, fondatore del M5S e da Casaleggio che ha voce in capitolo, in ogni circostanza. Ma il no a future alleanze è diretto al Pd di Zingaretti che le aveva chieste, per tutta Italia, in vista delle regionali e comunali del 2020. Il no è secco: l’esperienza in Umbria, ha ridotto il M5S ad una sola cifra, dopo Fratelli d ‘Italia. Ma torniamo al problema delle identità. Il M5S, fondato da Grillo, è quello di Di Battista e non quello di Di Maio, costretto per andare al governo, ad allearsi prima con la Lega e poi con il Pd e Leu, cioè con gli ” odiati partiti della vecchia Repubblica che hanno massacrato l’Italia”: Grillo dixit. Da questa condizione, non naturale del Movimento, ha alimentato dubbi, incertezze ed errori:”… fermiamo tutto, blocchiamo i lavori già finanziati, no alle infrastrutture, no alla Tav e no anche al metanodotto in Puglia”. Il M5S per completare un disegno, che appare utopistico, dovrebbe avere la maggioranza assoluta che gli italiani non hanno intensione di concedere a nessuno. Allora, lo schiaffo al Pd ed a Zingaretti non poteva mancare. Il Movimento andrà, ad altre elezioni, senza alleanze con partiti ideologicamente impegnati, per buona pace del ministro Franceschini. sceglierà liste civiche senza colore politico.