Venezia – Il Patriarca, per l’acqua alta, fustiga le autorità centrali. Il… Mose?

Il grido di dolore che arriva dai veneziani, è stato fatto proprio e rilanciato alle autorità centrali è rimasto silente. Davanti al fenomeno dell’acqua alta, che ha raggiunto quasi i due metri, si è sentito il profondo silenzio delle autorità centrali. Chi ha assunto la veste di buon fustigatore, insieme a gran parte del popolo italiano e del mondo intero, è monsignore Moraglia, Patriarca della città. Il territorio comunale, all’80% e sotto acqua ed i danni a San Marco sono rilevanti – Spiega il Patriarca:” L’acqua salmastra quando si asciuga rovina, irreparabilmente, mosaici e pavimentazioni ed i danni sono tantissimi. Noi possiamo provvedere all’ordinaria manutenzione non alla straordinaria compito di altri. Ma il nostro pensiero va ai veneziani, in grandi difficoltà: è in pericolo la città e gli abitanti di questa realtà, unica al mondo, bellissima ma altrettanto fragilissima. I parroci daranno tutta la necessaria assistenza così come la Caritas: daremo asilo a quanti ne hanno bisogno. Ho telefonato – ha proseguito molto amareggiato il Patriarca – al sindaco di Brugnaro colpito da eventi distruttivi, al prefetto Zappalorto, al governatore Zaia ma non ho avuto, alcuna comunicazione con Roma. Sarebbe il caso di sapere, proprio in questi frangenti, che fine ha fatto il Mose dopo tante promesse a tante attese. Questo è il sentimento – ha concluso il Patriarca Moraglia – che ci unisce a quello delle persone più provate che cercherò di raggiungere, per portare la mia partecipazione, e l’aiuto possibile”. Un grido di dolore che non può essere lenito, nemmeno dall’interessamento del Presidente della Repubblica, Mattarella: intere famiglie il cui numero, non è ancora possibile sapere, ha perso tutto ciò che aveva. Stesso discorso per i commercianti e bottegai. Quello che sta accadendo a Venezia dimostra come, il governo centrale, sia molto lontano dai problemi enormi che esistono altrove, compreso persino  la sicurezza viaria nazionale: stradale e autostradale. E per quanto riguarda Venezia, città universalmente riconosciuta, come unica stupenda e magnifica dimostrazione dell’arte e dell’intelligenza italiana, nessun governo che si è succeduto a Roma ha trovato, tempo e modo di completare e far funzionare il Mose, unica difesa possibile, del più importante gioiello della creatività nazionale, tra arte ed ingegneria. Diciamolo, corruzione a parte. L’opera che doveva difendere la città lagunare meritava, molta attenzione di quella prestata, ma  così non è stato,  negli anni scorsi e non lo è ancora oggi. E proprio davanti a questo orrendo disinteresse è giusto appli care la Costituzione che prevede una maggiore autonomia, anche economica, alle Regioni. I burocrati e politici romani si tacciano: l’esempio del Mose, con le drammatiche conseguenze distruttive, sia un monito per tutti. Se il governatore Zaia, avesse avuto quell’autonomia che non ha, Venezia sarebbe stata protetta e l’acqua alta un lontano angoscioso ricordo.

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