Il forte sbandamento nel M5S già era in atto, prima del voto di ieri sulla piattaforma Rousseau degli iscritti, che hanno deciso di partecipare alle regionali, in Calabria ed Emilia Romagna. Lo sbandamento è iniziato dal momento che, il Movimento, ha ” costruito” il governo con la Lega. Lo sbandamento è proseguito, in conseguenza la nuova coalizione di governo con il Pd. Il crollo dei consensi era più che prevedibile: a chi ha votato il Movimento alle politiche erano state fatte, promesse precise, su cambiamenti radicali, che gli italiani vogliono da sempre. Ma il M5S, al governo con la Lega, ha perso la sua identità ” di riformare tutto” ed andare contro interessi consolidati da decenni. Ha tentato di “imporre” la sua terza via: no alla Tav Torino – Lione; no al metanodotto internazionale sbarcato a Meledugno; no alle nuove infrastrutture peraltro già progettate e finanziate; no alla candidatura delle Olimpiadi di Roma, no a quelle in vernali Milano, Torino, Cortina. Ma i no, del M5S si sono trasformati tutti in sì. Per una parte, ci ha pensato la Lega e per l’altra, ci sta pensando il Pd, con un ministro, che ha già sbloccato tutti gli appalti di prossima indizione ed altre infrastrutture in via di definizione. Ma se il M5S, pur di andare al governo, ha fatto la scelta di due coalizioni, una con il centrodestra e l’altra con il centro sinistra – sinistra, si può scaricare la colpa, di una identità perduta, solo al capo politico Di Maio? No. Che il ministro agli Esteri sia stato, cedevole e inebriato dall’essere diventato, da studente universitario fuori corso a personaggio nazionale e internazionale, amato e temuto, nel suo stesso Movimento, non c’è dubbio. Lui aveva, diritto di vita o di morte, su chi non obbediva alle decisioni prese, da lui soltanto? o anche da Grillo e Casaleggio? Come poteva il Movimento mantenere, la sua identità, imperniata sull’utopia di Grillo, il fondatore che voleva vincere le elezioni per cambiare l’Italia, senza avere la maggioranza assoluta? Nessuno dimentichi che il M5S ha ottenuto, alle politiche 2018, la bellezza del 33%, una percentuale che dimostra quanti sono gli elettori hanno creduto che era possibile, finalmente, attuare riforme rivoluzionarie, con la scheda. Ma nel momento in cui, il M5S apre alla Lega di Salvini, perde la sua partita e la continua a perdere con la nuova coalizione con il Pd, partito strutturato che ha idee riformiste, ma non rivoluzionarie. I parlamentari del M5S: Lombardi, Dessì, Taverna non possono dire che non avevano capito nulla. Così come, lo stesso Premier Conte, ( impreparato al ruolo che ricopre) anche se vicino ai pentastellati, è un uomo d’ordine, che conosce le strutture e le regole di uno Stato di diritto, dove sono necessarie riforme ma senza bloccare tutto, come hanno cercato di fare ministri del M5S: Toninelli in testa. Non è affatto un caso che il Premier Conte, davanti ai grandi problemi e relativi rischi, è corso di sovente da ” papà Presidente Mattarella”, per avere un appoggio molto forte nei confronti delle ” deviazioni” chieste dal Movimento e quindi, da Di Maio. La tenaglia intorno agli stellati è sempre più stretta. Se si presenterà, con liste autonome alle regionali, in Calabria ed Emilia Romagna, senza alcun radicamento sul territorio, il M5S, conoscerà, dopo l’Umbria il sapore della polvere. Ma l’uomo solo al comando scoppia? Certamente sì, ma il giovane Di Maio non ha fatto un colpo si Stato per ricoprire il compito di, capo politico del Movimento, c’è stato chi lo ha promosso a questo importante incarico ed i nomi sono noti a tutti! Anche al famoso Dibba! In Calabria, se accetterà il candidato premier, per il Movimento, sarà un docente universitario: Francesco Aiello. Se il M5S vuole sopravvivere, a questa terribile crisi politica, deve avere il coraggio di riprendersi la propria identità e ricominciare da capo. La sua storia, di governo, è stato un fallimento, questa è la realtà.