Il M5S nel Mare dei Sargassi. L’incontro di ieri tra Grillo e Di Maio non ha risolto, nè i problemi all’interno del Movimento e nè quelli della coalizione di governo. Quello che appare reale è che il M5S ha perso quella spinta, sia pure utopi stica, quella forte spinta che aveva captato, Beppe: il desiderio degli italiani di riformare tutto per avere un Paese che funzionasse. Gli elettori hanno seguito la strada indicata da Grillo, di un Movimento rivoluzionario con la scheda. Le denunce – verità, sbandierate ai quattro venti, hanno trovato terreno fertilissimo. Tantissimi, nel 2018, era entusiasti, nel constatare che non un politico, ma un’attore, proclamasse realtà indigeste agli italiani? Ma, chi si muove come un elefante in una cristalliera, non può evitare, danni. Il Movimento si è fermato al 33% quindi non in grado di poter governare, se non con altre forze, più volte accusate proprio da Grillo, “…di aver rovinato l’Italia e di essere corrotte”. Il rebus fu sciolto, a tutto danno, del M5S. La coalizione con la Lega, cioè con un partito di destra, all’opposto della spinta ideale del Movimento. Storicamente inizia così il cedimento, ad un programma che non è sovranista ma, lo diventa, con il passare dei mesi. Ed infatti Salvini prende quota tanto da ottenere, alle europee il 33%, mentre il M5S, passa al 17%. Nessuno, tra i big dei 5S esamina il motivo di questo crollo, fino al collasso del primo governo Conte, dovuto non già a Di Maio, ma ad un attacco di “follia suicida” che s’impadronisce di Salvini, unico condottiero… a cantare in spiaggia. Crisi inevitabile e ricomincia, l’azione quirinalizia per evitare elezioni anticipate, nella convinzione che non avrebbero cambiato le carte in tavola, già abbastanza confuse. Grillo e Casaleggio, sanno bene che, nuove elezioni, non avrebbero dato al Movimento, nè la maggioranza e nemmeno quel 33% ormai lontano . Così i big del Movimento tentano di far continuare la legislazione, con lo stesso Conte Premier, nella speranza che il tempo e una nuova azione di governo, rilanci il Movimento. Questa volta la coalizione è con Il Pd partito strutturato, che viene da lontano ed ha idee chiare sul Paese che vorrebbe. Ma le due forze sono alternative e non complementari. Oggi si parla di un programma triennale da varare dopo l’Epifania, come deciso da Conte, Di Maio e Franceschini, con la soluzione da trovare per l’ex Ilva e Alitalia, due problemi enormi per la facciata Italia. Ma il segretario del Pd Zingaretti è molto perplesso, più di prima dei varo della coalizione, e Orlando non perde occasione per bacchettare Di Maio. Ma gli iscritti al M5S non perdono l’occasione: liste per le regionali separate dal Pd. Una conta difficile ma necessaria per non donare sangue a nessuno. La piattaforma Rousseau ha parlato chiaro e Di Maio, dopo la rinnovata fiducia di Grillo, ha già deciso: ok a candidati 5S ma con alleanze, se possibile, con liste civiche senza bandiera. La domanda da farsi, per tentare di capire e se il Movimento riuscirà a gonfiare le vele, nel Mar dei Sargassi, oppure rimarrà al palo, in Emilia Romagna e Calabria, come in Umbria, con l’obolo elettorale dell’8%. E questa volta senza foto ricordo.