Le indagini ad ampio raggio, della procura fiorentina, sulla “Fondazione Open” che lavora da tempo, per sostenere le iniziative dell’ex premier ed ex segretario del Pd, hanno aperto un contenzioso, non solo tra due magistrati e l’ex Pre mier, ma con la Costituzione italiana. Il leader di Italia Viva, il nuovo partito pone degli interrogativi che vanno, ben considerati, per la valenza che hanno. Renzi afferma a) si tratta dei due pm che arrestarono, i miei genitori, provvedimento annullato dal Riesame. b) Chi decide cos’è un partito la politica o la magistratura? I partiti sono quelli previsti dall’articolo 49 della Costituzione o quello che dicono due pm? Domande pesanti che devono avere una risposta dal Parlamento nell’assieme dei legislatori o dalla Corte Costituzionale. Appare evidente che Renzi non poteva che dire ” Io ci sto” perchè chi ha finanziato Open avrebbe rispettato la normativa sulle Fondazioni. Ma, visto che il capo politico del M5S ha subito chiesto, una commissione d’inchiesta perchè c’è un problema sul finanziamento dei partiti che verrà affrontato a gennaio, durante la stesura del contratto con il Pd, io – afferma l’ex Premier – rilancio”. Cosa vuole dire il leader di Italia Viva? Che la commissione, se verrà nominata, si occupi anche ” di movimenti collegati e che ricevono, collaborazioni e consulenze da società pubbliche, italiane e non solo nazionali”. E’ chiaro che questa situazione riguarda la Casaleggio Spa e altro. Una situazione, comunque che va risolta una volta per tutte. Così come appare evidente che, se la Fondazione Open ha agito solo, per sostenere l’azione politica di Renzi con la Leopolda o altre iniziative come fondare, Italia Viva, e non risulta alcuna “contropartita concreta” alla luce dell’attuale normativa, non si vede dove sia il reato. Diverso invece se, procura e Finanza, dimostrassero che la Fondazione ha violato la legge con ” riciclaggio, carte di credito date a parlamentari l’accaduto cambierebbe completamente. Le indagini sono in corso e bisogna attendere l’esito per poter giudicare. Così come Di Maio, ministro per gli Esteri, poteva fare a meno di intervenire in questa fase, e attendere il completamento delle indagini della Finanza e le decisioni dei magistrati. Gettarsi, a capofitto su questioni delicatissime nonostante membro autorevole del governo, può surriscaldare il clima politico in una fase delicatissima come quella della Legge di Bilancio. Un capo politico è una cosa e un ministro per gli Esteri un’altra, ecco anche questa è un’anomalia che il Movimento dovrebbe evitare.