Il Premier Conte, può anche far finta di nulla ma sul Mes, deve ascoltare il Parlamento e comunque il M5S, partito di maggioranza relativa e di governo. Deve anche rispettare l’opposizione di centrodestra: questa è la politica. Di Maio, con il rientrato Di Battista, ha avvertito il Presidente del Consiglio e il segretario del Pd, che il ” cosiddetto salva Stati” va ridiscusso e che, il ministro all’Economia, Gualtieri, all’Eurogruppo di mercoledì dovrà chiedere, un rinvio della firma che potrà avvenire, non prima della primavera del 2020. Di Maio e Di Battista hanno posto dei paletti che non possono essere ignorati, nè da Conte e nè da Zingaretti, che che ne possano pensare. I due pentastellati hanno alzato l’asticella e non potevano fare diversamente, dopo i risultati elettorali in forte discesa, dalle europee alle regionali in Umbria. Tra l’altro Di Maio non può trascurare la maggiore presenza, in politica attiva, del cofondatore del Movimento Grillo e, le decisioni degli iscritti che, per le regionali in Emilia Romagna e Calabria, hanno preso le distanze dal Pd. Liste autonome e alleanze se, possibili, ma solo se senza politici dei vecchi partiti. Il passaggio che, Premier, coalizione e governo devono fare, a partire dal vertice di maggioranza previsto per domenica sera, non è di poco conto: revoca delle concessioni ad Autostrade Spa; nessuna modifica alla prescrizione così come già deciso; legge sul conflitto d’interessi, recupero delle tasse non pagate dalla Chiesa cioè, secondo i calcoli dei 5S, circa 5 miliardi; miglioramento del Mes da agganciare al nuovo sistema bancario. Punto e basta. Di Maio sa di dover dimostrare, non solo ai parlamentari, agli iscritti ma anche ai delusi, della politica del Movimento, che non c’è alcun cedimento, sui veri problemi, che il Paese deve affrontare. Infatti, il capo politico del M5S Di Maio, continua a dare assicurazioni:” Il governo non è in pericolo, tutti dobbiamo ragionare in funzione delle soluzioni migliori per il Paese”. Forse ha ragione ma Di Maio, ha tagliato le unghie a Conte che era prontissimo ad un attacco, alzo zero contro Salvini, che lo ha martellato sul Mes, provvedimento che dovrà essere rinviato e discusso in Parlamento, come chiedeva il leader del carroccio. Ha tagliato corto con Zingaretti, dettando i punti che vanno rispettati secondo un diktat che non lascerebbe spazio al Pd, se non vuole assumersi la responsabilità di una rottura. La domanda da porsi è che figura farà Conte, nei confronti del leghista Salvini e che figura farà Zingaretti, con la sua direzione e i parlamentari che hanno già deciso la linea da seguire, diversa da quella fissata dal M5S. Studino il Machiavelli, prima del vertice festivo, e se trovano suggerimenti, peraltro possibili, li seguano. Qualcuno dovrà mandare giù dei bocconi molto amari o far saltare il banco? Questa è la politica.