Roma – Governo alla prova Pd. Di Maio non controlla i gruppi e Di Battista:” No Mes”

Inizia da domani la settimana verità sulla coalizione di governo M5S – Pd – Leu e cespugli. Inizia anche il periodo più difficile per il capo del Movimento Di Maio che, o riesce a controllare i gruppi, dove si respira aria di rivolta o il declino politico, del ministro per gli Esteri, sarà inevitabile. Mercoledì approda in Senato il Mes, il meccanismo per la stabilità economica, e Di Maio dovrà evitare che il Movimento presenti, una risoluzione diversa, da quella del Pd. Se accadesse si aprirebbe la strada ad una crisi. Nonostante i tanti mal di pancia, in casa grillina, per la coalizione attualmente al potere, nessuno dovrebbe volere le elezioni: M5S prima degli altri, ma anche Italia viva e Forza Italia si potrebbe aggiungere anche il Pd. A godere, per un voto presto, sarebbero Lega e Fratelli d’Italia, saliti con i sondaggi all’11%. Questa situazione molto realistica, se compresa appieno dai grillini, non possono che scegliere una strada intermedia sul Mes, indigeribile secondo  il rapporto, in mano a Di Maio, da non pochi parlamentari. Sulla via della diversificazione dal Pd più che deciso ad approvare il Mes, così com’è, senza pacchetto completo “in quanto non farebbe correre all’Italia, alcun pericolo, per il debito sovrano”. Ma il capo politico ha già detto di no, sospinto sulla barricata anche da Di Battista, suo primo suggeritore e stimato molto preparato, dai parlamentari stellati. Così Di Maio è tra due fuochi: se accoglie la tesi del Pd, rischia la defenestrazione e se imposta una posizione autonomia, rischia la crisi. Non è affatto un caso che il Premier Conte, dopo essere corso a riferire sulla situazione politica complicata, al suo “papà adottivo”, Presidente Mattarella, ha avuto un lungo incontro, con il capo politico del M5S.  Una tassazione diluita nell’arco del 2020 e per gettare le basi per una crescita, corposa, solo dopo questa legislatura. Il professore Conte, nell’invitarlo a non mettere bandierine sui provvedimenti,( stile troppo antico), ha invece impostato come evitare, strappi nella maggioranza e da buon mediatore, si adopererà tra Di Maio e Zingaretti, per proseguire una collaborazione che può dare dei frutti, nel tempo. Il problema sta nel fatto, questo è molto evidente, che Di Maio, nonostante lavori ” 25 ore al giorno ” come affermò Grillo  per salvarlo, ha perso la fiducia di una parte dei suoi parlamentari. Dall’altra parte ci sono Zingaretti e Orlando che hanno imboccato insieme l’ “Ora basta”. ” Dobbiamo sapere se il M5S è per la coalizione e segue, la strategia tracciata per le riforme che vanno  anche oltre il Mes, oppure no”. In particolare l’ex ministro per la Giustizia Orlando ha usato toni perentori, per bloccare l’altalena, su cui è seduto Di Maio. Il Premier Conte fa progetti per  arrivare alla fine della legislatura ma se i summit, diurni e notturni, non servono più a nulla, appare inutile far finta, che il cadavere non c’è ancora. Si deve andare alla conta e alla prova dei fatti afferma il Pd, per evitare di continuare, con il governo in una una navigazione perigliosa e per molti versi priva di un …approdo sicuro. Gli italiani seguono questi fatti, con crescente angoscia e preoccupazione.

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