Il ministro Di Maio, capo politico del M5S, nel primo giorno del 2020 è subito tornato sul melleproghe, per rammentare che è stata inserita la norma, sulle concessioni autostradali. “Questo decreto ci consentirà finalmente di avviare un per corso per alcune infrastrutture e revocare concessioni ai Benetton. Tutti si sono scandalizzati per il crollo del titolo di Atlanta, ma chi si è scandalizzato non lo ha fatto quando è crollato il Ponte Morandi a Genova. E’ crollato un ponte – ha rimarcato Di Maio – e non si sa di chi è la colpa, invece ogni dichiarazione sulle concessioni è diventata un attentato ad Autostrade. Inoltre la retorica che si perdono posti di lavoro, con la revoca delle concessioni ad Autostrade, è una sciocchezza. Si perdono i profitti dei Benetton ed è giusto perchè non hanno fatto quanto dovuto, per mantenere quel ponte, andato giù. Io non sono tranquillo – ha detto ancora il ministro di Maio in una diretta su Fb – che ci siano quei signori, che non hanno mantenuto in piedi il Ponte Morandi e che attualmente gestiscono, tremila chilometri di autostrade. Bisogna riprendersi quella gestione e poi i dipendenti verranno chiaramente impiegati”. Di Maio ha anche affrontato il problema interno al Movimento:” Ci sono parlamentari che non vogliono i tagli dei senatori e deputati perchè non sarebbero rieletti. Penso che sei mesi in più, sei mesi in meno non cambia nulla, ma prepariamoci a questa campagna referendaria, Non ce n’era bisogno – ha sottolineato Di Maio – ma siamo pronti”. Di Maio afferma quello che pensa lui, ma nel Pd c’è molta perplessità sulla revoca delle concessioni: occorre attenzione – viene ripetuto – per non pagare danni miliardari. Una perplessità più che giustificata condivisa da Italia Vera che non difende, questo o quell’altro, ma chiede certezze sul da farsi. Infine, le fratture nel Movimento, non sono riferibili solo al taglio dei parlamentari, c’è molto di più, dalle quote non pagate al partito e alla piattaforma Rousseau, alla formazione di gruppi per agire fuori dalle disposizioni del M5S, fino alla fuga verso, forze politiche, in grado di garantire una rielezione a causa del l’emorragia dei voti che ha subito il ” partito”, fondato da Beppe Grillo. Insomma Di Maio deve affrontare la situazione, per quella che è, nel tentativo di risollevare le sorti della sua componente politica, di sui lui è il primo responsabile, fermo restando le eminenze grige che non sono in politica attiva ma controllano il Movimento da dietro le quinte.