Summit questa mattina a Palazzo Chigi, tra il ministro Di Maio, capo del M5S, con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. E’ stata esaminata la situazione politica in generale e certamente, il vertice del Pd,avrà chiesto cosa sta accadendo nel M5S, non solo per le espulsioni e fuoriuscite verso il gruppo misto o altre forze politiche. I due leader si sono confrontati sul percorso da avviare, per definire i prossimi obiettivi, del governo Conte 2. Secondo gli staff dei due uomini politici il clima è stato positivo ed anche costruttivo. Ma la realtà non può che essere diversa. Nel Pd si nutre, una crescente preoccupazione, per quello che sta accadendo nel Movimento e Zingaretti, perplesso sin dal varo della coalizione, oggi si trova, con alleati di governo, che perdono pezzi e con ministri intenzionati a raggiungere, la massima visibilità, facendo muro proprio contro le richieste del Pd. Il caso del Guardasigilli è emblematico. Ma non è tutto. Il governo è bloccato e non riesce ad aumentare il suo profilo, per mancanza di crescita e per ” poste” ritenute, da Di Maio, intoccabili quali il Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Proseguire, viene detto nei Palazzi romani, da dem e grillini si deve altrimenti si finirà per consegnare l’Italia a Salvini. Insomma un esecutivo che fluttua, tra i dem e i grillini, con la sola preoccupazione di evitare elezioni anticipate, costi quel che costi. Motivo più che sufficiente per far crescere fra gli elettori una diffusa perplessità. Un governo deve essere in grado di rilanciare l’economia, aumentare gli investimenti, far crescere i posti di lavoro e garantire stabilità. Certo è che Zingaretti e Di Maio faranno di tutto per evitare che la coalizione si spacchi: le elezioni anticipate, con il crollo del M5S ,non darebbe luogo ad un altro esecutivo dem – pentastellati. Ma quello che decidono i vertici dovrà reggere agli attacchi dell’espulso Paragone e al giudizio,più che negativo, di Alessandro Di Battista. Domani è un altro giorno e le novità non mancheranno secondo previsioni attendibili. Intanto Salvini si difende e cerca di dimostrare, con documenti, che il governo sapeva della sua azione per non far sbarcare i migranti clandestini, dalla nave militare “Gregoretti” , così come avvenuto in precedenza con la ” Diciotti”. Il Tribunale dei Ministri, chiede di processare il leader della Lega, Di Maio e Conte, farebbero festa se riuscissero a liberarsi dello scomodo, ex ministro e rozzo leader dell’oltre Po. Ma la politica, quella vera con la “P” maiuscola, non è l’ottenere un processo con esito già noto,cioè la condanna dì un politico d’opposizione. Sarebbe troppo facile e inusuale. Salvini, nell’immaginario collettivo non merita di finire sotto processo, avrebbe comunque agito nell’interesse degli italiani, sempre più preoccupati di chi sbarca nel nostro Paese, per rimanerci, sia pure in numero ridotto.