Bagdad – “Morte all’America”. Gli ayatollah: “vendetta” per l’esecuzione di Soleimani”

Il Presidente Trump ha deciso, ed ha ordinato di uccidere il generale Soleimani, il militare sciita che aveva combattuto, contro gli americani ma anche a favore degli Usa, per vincere contro l’Isis. Una morte che ha aperto un baratro, tra mol te nazioni in Medio Oriente e che ha visto, l’intervento molto preoccupato e quasi contemporaneo, del Presidente russo Putin e di quello cinese cinese Xi Jinping, nei confronti del Capo della Casa Bianca perchè non destabilizzi oltre, mediorientale ed eviti  alimentare conflitti che potrebbero diventare il tallone di Achille della Pace. Ora è il momento delle riflessioni, ripetono tutti gli esperti di politica estera e il Presidente Trump, che spesso decide con la pancia, non può che tenere, nel debito conto, un “invito” che giunge da due superpotenze che hanno, interessi molteplici in quell’area.  I funerali a Bagdad del generale Soleimani ha visto la partecipazione di decine di migliaia di persone, al grido:” morte all’America”. Un funerale che verrà ripetuto in Iran, il Paese degli ayatollah, che ha già annunciato che l’America pagherà, a caro prezzo l’uccisione dell’uomo che aveva combattuto vittoriosamente, contro al Qaida oltre che per la sconfitta dell’Isis. “…intanto – è stato affermato – preparassero le bare”. L’America pagherà un conto di morte quando sarà deciso di agire, non subito. In Iraq e in M.O. stanno giungendo 2000 militari Usa e, da questa mattina, sono piovuti razzi  su basi aeree statunitensi e nella, Green Zone della capitale irachena. Ma l’intero Medio Oriente bolle come una pentola a pressione, come era prevedibile, per una operazione militare che ha centrato un obiettivo,  molto sensibile, per l’intero mondo sciita. La Nato con tempestività, ha deciso di sospendere l’addestramento di truppe irachene e afgane e di controllare, questo complicato scontro, tra gli Stati Uniti e l’intero mondo degli ayatollah. Motivo di altra preoc cupazione, giunge dalla Turchia dove, il Presidente Erdogan, dopo il sì del Parlamento, ha le mani libere per inviare in Libia, a difesa del governo Serraj, truppe di terra, con la copertura di marina ed aviazione. Il generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, non è rimasto a guardare ed ha chiesto  ai suoi sostenitori: Russia, Arabi Uniti ed Egitto di impedire ai turchi di giungere a Tripoli, in base ai patti stipulati precedentemente. Così come Israele è in allerta continua per la difficile situazione in M.O. dove gli israeliani vengono considerati, nemici da combattere, per la loro politica espansionistica con l’occupazione di territori palestinesi, ben oltre i confini assegnati dopo la  fine della guerra mondiale 1940 – ’45 e recentemente con  l’occupazione delle alture del Golan, territorio da millenni siriano.

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