L’uscita quotidiana dei parlamentari ,dal M5S continua senza soste. Oggi hanno lasciato i deputati, Massimiliano De Torma e Rachele Silvestri. I due hanno comunicato alla presidenza della Camera il passaggio al Gruppo Misto, destinato ad ingrossarsi sempre di più. Nessuno è stato in grado di dare notizie, sul motivo del loro abbandono e se andranno ad aiutare, l’onorevole Paragone, definito da ” Dibba” un vero grillino, buttato fuori dal partito dai probiviri, senza che Di Maio muovesse un dito. Nel gruppo del Movimento regna una grande confusione, a parte il problema delle quote non versate, per il funzionamento del M5S e quelle che dovevano essere date, alla piattaforma Rousseau che, va precisato non ha nulla a che vedere con Casaleggio, ma se lavora deve pur essere pagata. La “guerra” tra i parlamentari e Di Maio, e più in generale i vertici del Movimento, in campo o fuori, non ha più confini. Tutti sotto accusa iniziando dalle quote da pagare, al taglio dei parlamentari fino all’emorragia di voti che, non garantisce più nessuno degli eletti, a Camera e Senato. Nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama si guarda, con grande preoccupazione alle regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria, dove il Movimento, secondo le previsioni dei sondaggi i voti, per i pentastellati, potrebbero ridursi ad una sola cifra. Non c’è bisogno di sondaggi per poter fare queste previsioni. Il M5S non ha mai avuto agganci sul territorio, le votazioni regionali e comunali ne sono una conferma, e nessuno può creare, una rete di voti dal nulla, nel giro di pochi giorni, alle condizioni poste: non devono essere persone riciclate e che hanno fatto politica con altri partiti, non devono essere iscritti ad altre formazioni politiche, devono essere persone pulite ed in grado di realizzare, se possibile, una lista di appoggio agli stellati. Un’ operazione proibitiva voluta dagli iscritti al M5S che hanno votato sulla piattaforma Rousseau. Ma è la tenuta del Movimento in generale che mostra segni inquietanti, all’alleato del Pd ed anche a LeU più cespugli, se al Senato il gruppo si assottiglia, per far passare i provvedimenti del governo Conte 2, ci potrebbero essere i voti del centrodestra, di Quagliariello è & ma, è inutile dirlo, ci sarebbe un Conte ter, con un’altra maggioranza. Una vera frittata politicamente indigeribile per gli elettori. Crisi che è in atto proprio nel momento in cui il governo dovrebbe essere ben saldo vista la situazione internazionale con i militari turchi giunti a Tripoli, cannonate e bombardamenti a pochi chilometri da casa nostra . Eppure, vale tanto poco l’interesse del Paese, da non trovare unità nemmeno in queste situazioni molto pericolose.