Dopo l’orribile sbaglio, fatto dall’ex professore universitario, oggi innamorato della politica, che si era messo in mente di ricevere Haftar, che ha attaccato il governo legittimo e Serraj, e che ha rifiutato sdegnosamente, di recarsi a Palazzo Ghigi, per non incontrare un “assassino sanguinario” posizione più che giusta. Oggi è c’è stato un vertice, tra il premier Conte e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che hanno passato in rassegna i principali dossier internazionali. Appare evidente che si è parlato, della crisi Usa – Iran, ma soprattutto di Libia. Il quadro che si presenta, questa sera, è diverso da ieri. Il Presidente Trump ha dichiarato che l’uccisione del generale Soleimani, “è stata legittima difesa”, per i tanti americani uccisi o feriti dai suoi raid organizzati in territorio iracheno. Ma Trump non vuole, almeno per il momento, la guerra contro l’Iran ma aumentare le sanzioni, per provocare condizioni di crescente disagio interno, fino a costringere, il governo degli ayatolla, a più miti consigli. Non è che la guerra sia scongiurata del tutto, ma questa soluzione aiuta, l’inquilino della Casa Bianca, ad aumentare la possibilità di rielezione alla presidenza. Ed infatti, su questa linea Trump si è assestato e, nonostante l’attacco alla base americana di Baghdad che, secondo fonti iraniane avrebbe provocato 80 morti. Il Presidente si è limitato a smentire:”nessun danno alle persone e pochi danni agli impianti”. Gli esperti che, consigliano Trump sono certi: il governo di Teheran potrà organizzare attentati locali, contro le basi americane, ma non potrà andare oltre. E non è un caso che il Presidente, sempre più sicuro di una sua rielezione, prosegue con una politica che prevede persino un nuovo, accordo Usa – Iran, che vorrebbe armarsi di atomica cosa che, secondo l’occidente il Medio Oriente, non avverrà mai. Così non è un caso che, la corsa all’acquisto dell’oro ha subito una battuta d’arresto e quindi i mercati credono, più nella pace che nella guerra: i segnali sono chiari. Gli americani, completamente disinteressati al Mediterraneo, non hanno speso una parola sull’incontro, avvenuto a Istanbul, tra il Presidente russo Putin e il suo omologo turco Erdogan. I due capi di Stato hanno parlato della crisi in Libia e Erdogan, avrebbe dichiarato, di aver inviato in Libia soltanto 35 militari, ma non ha specificato quanti mercenari, che erano in Siria agli ordini del califfato, sono sbarcati a Tripoli. L’appello dell’Onu, Russia e Turchia, rivolto al generale Haftar, di mettere fine agli attacchi contro il governo legittimo, è stato respinto ed anzi, il generale della Cirenaica, ha effettuato dei raid terrestri, contro Sirte, con la copertura aerea dei Paesi arabi. Intanto il ministro dell’Interno del governo Serraj, Fathi Bashagha arriverà a Roma, dove non incontrerà nessun rappresentante governativo, ma funzionari. Sarebbe suo desiderio ottenere di poter discutere, la questione libica con gli americani, distanti mille miglia dai problemi del Mediterraneo. Il ministro libico tenterebbe di sollecitare un loro interessamento, per mettere fine all’aggressione, che ha scatenato Haftar, in più zone fedeli al governo legittimo . Il governo italiano, ammaccato dall’iniziativa improvvida del Premier , che ha creduto possibile di far incontrare a Palazzo Chigi, sia pure separatamente, i due belligeranti,( crede di poter mediare su tutto) non può fare a meno di proseguire, ogni sforzo, per evitare che la guerra in Libia continui e favorirebbe lo sbarco in Italia di una massa di migranti, e tra questi anche quanti hanno combattuto per il califfato. Si tratta di uomini di ventura, pronti ad azioni terroristiche in cambio di denaro di molto denaro. Appare sempre più evidente che, il generale Aftar sta conducendo una guerra per procura, a favore di altri Stati che armano i suoi miliziani, li pagano per raggiungere uno scopo ben preciso: uno di questi? Potrebbe essere la divisione della Libia in due Stati sovrani. Soluzione che è sarebbe inaccettabile sia dall’Italia e sia dall’UE oltre che dal governo Turco che ha agito, proprio per evitare che, ad esempio l’Egitto, potesse estendersi fino al centro del Mediterraneo. Intorno al futuro della Libia ci sono interessi, non solo per i tesori che ha nel suo sottosuolo ma anche, per far diventare quel Paese, o parte di esso, un’enclave per condizionare l’Unione Europea.