La trattativa per il cessate il fuoco in Libia, che si sta svolgendo a Mosca, ha avuto una battuta d’arresto. Il Primo Ministro del governo nazionale libico, riconosciuto dall’Onu, al Sarraj, non ha avuto esitazioni nell’accettare le condizioni di un stop alla guerra ed ha posto l’unica richiesta: le milizie che fanno capo al generale Haftar, tornino sulle posizioni precedenti all’attacco, alle città sotto il controllo del governo legittimo: Sirte, Misurata e Tripoli. Il generale cirenaico ha preso tempo, fino a domani mattina, esclude che le sue forze possano tornare indietro, così come non vuole che al tavolo della trattativa, ci siano i turchi. Si tratta di una trattativa indiretta in quanto, Serraj e Haftar, non saranno mai seduti allo stesso tavolo, ma se l’accordo ci sarà, il documento verrà firmato separatamente, davanti al ministro degli Esteri russo Lavrov. E’ indubitabile che se l’accordo non verrà sottoscritto, dai due leader e l’iniziativa di Putin ed Erdogan dovesse fallire, la guerra riprenderà più violenta di prima e, il Presidente della Turchia Erdogan non potrà fare a meno di inviare in Libia, un vero e proprio contingente di truppa, con copertura dell’Aviazione e della Marina, come aveva preannunciato, nei giorni scorsi. Ma scartata questa ipotesi la peggiore, rimane quella su quali basi poggerà il cessate il fuoco nel futuro prossimo. Ci sarà la conferenza di Berlino, per una trattativa a più lunga scadenza tra i due leader libici. Lo sforzo diplomatico, sostenuto da Russia e Turchia, va posto in evidenza in quanto, I due Presidente, Putin ed Erdogan, si sono esposti, per tentare di risolvere una situazione in Libia che potrebbe favorire l’approdo in quell’area dei miliziani di ventura, che hanno combattuto per l’Isis e da quella Nazione, a poche miglia dall’Italia, minacciare l’Unione Europea. Appare evidente che Haftar ha preso tempo per poter contattare, i suoi alleati che finanziano i miliziani e li riforniscono di armi e munizioni. C’è da augurarsi che, il generale della Cirenaica, eviti un conflitto che potrebbe divampare: la Turchia ad esempio è già in Libia, così come i raid aerei degli Emirati Arabi Uniti contro le truppe di al Sarraj. Al momento scontri diretti non ci sono stati, ma se Haftar dovesse dire no alla cessazione del conflitto in atto, tutto potrebbe accadere, nella considerazione che l’Onu ha ribadito che la soluzione in Libia va trovata per stabilizzare tutta la regione africana e in parte quella del M.O.