Roma – Sfaldamento del M5S su leggi e regionali non c’è accordo

Riuscire a capire cosa sta accadendo nel M5S è impossibile. Il Movimento voluto da Grillo e che puntava, ad un cambiamento radicale dell’Italia con la scheda, dopo aver raggiunto alle politiche del 2018, quasi il 33% dei voti, diventando ” il partito di maggioranza relativa, ha dovuto fare i conti con la realtà rappresentata dai partiti, più volte violentemente denigrati, della “prima Repubblica”, ammesso e non concesso che ne sia mai nata una seconda. Così lo stesso Grillo e Casaleggio hanno dovuto prendere atto che avrebbero dovuto governare, con altre forze diverse o alternative, cioè Lega di destra o Pd di centro sinistra. Venne scelta la coalizione con la Lega, nella convinzione che con un “contratto” firmato, il Movimento sarebbe riuscito a fare, quelle riforme che non sarebbero state ostacolate dal leader del Carroccio. Sappiamo bene come sono andate le cose: il “contratto” è stato più volte lacerato e i due leader, Di Maio e Salvini, sono riusciti a piazzare solo alcune bandierine: il primo con il reddito di cittadinanza e il secondo con quota 100. Altre mini – riforme ci sono stata ma non tali da salvare l’efficacia della coalizione. Lo scontro è stato violentissimo tanto che, l’Italia rischiava di finire, in Bilancio provvisorio. Il leader della Lega non aveva, calcolato affatto che il Pd, davanti ad una situazione che avrebbe portato gli italiani al voto ma in condizioni drammatiche, accettasse di fare una coalizione con i grillini. Chi l’avrebbe mai detto! Ed invece il calcolo del ministro dell’Interno si è rivelato sbagliato, tanto che non solo è nato il governo M5S -Pd ma c’è stata anche la conferma, del Premier Conte, che era stato scelto da Di Maio e Salvini, un docente universitario… a digiuno di politica. Il nuovo governo si è messo al lavoro ed ha affrontato, ma non risolte le grossi problemi, che ha davanti, per tentare di varare un progetto di governo di legislatura, cioè ” frazionare” i problemi fino al 2023. Ma nessuno aveva immaginato, Pd compreso, che il M5S, il partito dalle tante anime tutte alimentate da gruppi, più o meno consistenti di parlamentari, desse vita ad una serie, di mini scissioni interne, provocate da idee e, indirizzi politici, l’uno all’opposto dell’altro. All’interno del Movimento, tra parlamentari e iscritti, ci sono i fedelissimi del fondatore Grillo; chi è per un’alleanza organica con il Pd o per aderire e dare corpo ad una nuova componente, c’è anche chi è per favorire un’avvicinamento alla destra, oppure all’Italia Viva di Renzi ed infine c’è anche chi si sta organizzando, nel gruppo misto, non per far cadere il governo ma per non seguire gli ordini che piovono dall’alt. Insomma condizionare, in qualche modo, la maggioranza. Lo sfaldamento del M5S non finisce qui, se si considerano le decisioni che vengono assunte, per le elezioni regionali, autonomamente, regione per regione o tramite la piattaforma Rousseau, già messa in discussione. Il Pd assiste a questa “atomizzazione” del partito di maggioranza relativa con crescente preoccupazione: è in coalizione con un Movimento che ha, tra le sue fila, un ministro per la Giustizia Bonafede che ha deciso, su uno dei problemi più importanti per il governo, sulla prescrizione e non intende, almeno fino ad oggi, ascoltare, per un’applicazione diversa, non solo gli operator:   magistrati ed avvocati, ma anche tutte le forze politiche della coalizione di governo che la pensano diversamente, pur ammettendo che il problema c’è ma che va risolto, senza tenere sotto scacco un cittadino, a torto o a ragione, tutta la vita. Renzi e Zingaretti hanno passato la ” palla” al Premier  perchè trovi lui la soluzione con Bonafede, ma non sarà facile per la convinzione maturata, del ministro per la Giustizia, che le sentenze vanno pronunciate e che a troppi cittadini viene negata  una parola fine alla sua condizione in quanto “la sua causa finisce in una prescrizione” il che non garantisce più alcun diritto ad una delle due parti.

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