Il flop della manifestazione in piazza del M5S ha dato la misura, delle difficoltà che continua a manifestare il Movimento. Non si tratta di scarsa partecipazione ma di mancanza di idee, per una forza politica che, solo due anni fa, alle politi che aveva toccato quasi quota 33% del corpo elettorale, diventando così, partito di maggioranza relativa. I governi di coalizione con la Lega di Salvini e successivamente con il Pd e LeU. Il risultato delle elezioni europee e infine le regionali in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna, hanno sancito il collasso del Movimento. Tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto, collocano la ” creatura politica” pensata da Beppe Grillo, intorno al 14%. Un crollo che non è stato compreso dai parlamentari stellati e, nemmeno dagli iscritti, che assumono decisioni controtendenza. Lo abbiamo scritto più volte: il M5S è alternativo al Pd, ed a tutte le altre forze politiche, ed il motivo è insito nel progetto di Grillo: cambiare l’Italia con il voto. Ma per raggiungere questo traguardo occorreva, la maggioranza assoluta che gli elettori non hanno dato al M5S e, nemmeno, ad altre forze politiche. Ma c’è di più tra i parlamentari del Movimento prevale solo lo spirito di sopravvivenza: cioè tentare di giungere, fino alla fine naturale, della legislatura seduti sulle poltrone delle Aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Sono davvero pochi, quanti fanno politica e cercano di riappropriarsi di una identità e di quella spinta ” rivoluzionaria” ormai perduta. Giusto battersi contro i privilegi della casta. Giusto oggi elevare cartelli contro i ricchissimi vitalizi che, i vecchi volponi della politica, si erano assicurati. ma se c’è una sentenza che detta le regole del gioco: lo stop ai vitalizi non può essere retroattiva ma, il suo effetto inizia dalla pubblicazione della nuova Legge, scendere in piazza a cosa serve? Il parlamentare Crimi, responsabile reggente del Movimento, si è sbracciato ad affermare che, il Movimento in Piazza non era contro il governo, ma contro i privilegi che vanno aboliti e il ministro per gli Esteri Di Maio, non ha resistito all’odore della polvere da sparo ed è salito sul palco per difendere soprattutto la prescrizione. Ma Crimi si deve domandare oggi, che incidenza ha il Movimento costretto a seguire la protesta e non una sua strategia davanti a gravi, pesantissimi problemi del nostro Paese. I ministri 5 stelle, devono spiegare agli elettori, per quale motivo non si aprono i cantieri finanziati, non si scioglie il nodo concessioni autostradali, l’assunzione nella P.A. delle nuove leve. Per quale ragione non c’è chi dice al ministro per la Giustizia, Bonafede che, prima di sciogliere il nodo prescrizione e riformare il processo penale, ci sono altre priorità, urgentissime: crescita del Paese, coronavirus a parte ci vede ultimi, 0,3%? nell’Unione Europea, superamento della litigiosità tra i governanti intenti a studiare, come sferrare i “colpi bassi ” da ko, tra ” alleati” di governo. Gli elettori sono increduli: prima c’è stato lo scontro Conte – Salvini ora c’è quello Conte – Renzi. Ma si è visto mai un governo, che galleggia sull’orlo di una crescita “zero”, se va bene, c’è il Premier che promette, investimenti decennali per lo Sviluppo de Mezzogiorno, pari a 120 miliardi di euro. Se ciò accadesse sarebbe un vero miracolo.