Elezioni suppletive a Roma, per il seggio alla Camera dei deputati lasciato libero da, Paolo Gentiloni, attualmente commissario europeo. Una vera stangata alla democrazia: hanno votato solo 32.880 elettori contro i 186. 034 che ne avevano diritto. Alle urne sono andati a deporre la scheda, per Roma Centro, solo il 17,66%. I dati danno il segno, della disfatta del M5S, ridotto al lumicino. Ma vediamo i dati per capire cos’è accaduto. Il ministro all’Economia, Roberto Gualtieri ha vinto con il 62,2% e si è affrettato a dichiarare, nella sede del suo comitato elettorale, che la sua era una vittoria del governo e della coalizione. Una lettura che non è quella vera: i romani non sono andati alle urne per come è ridotta la città, con l’Amministrazione civica, in mano alla Raggi che non ha nemmeno partecipato alla campagna. Ma c’è di più, al secondo posto si è piazzata, Maurizio Leo, candidato per Fratelli d’Italia che ha ottenuto il 26% dei voti, al terzo posto con il 4,3% Rossella Rendina del M5S e Marco Rizzo, partito comunista, ha raggiunto il 2,6%. Perbacco, Roma centro ha liquidato il M5S, che esprime il sindaco. A parte lo sparuto numero dei votanti la verità è che gli elettori sono stanchi di andare a votare per chi, una volta eletto, non risponde più a nessun mandato programmatico. Roma è ridotta in condizioni pietose e quel ” plotone” che ha votato Gualtieri, ha scelto un ministro in carica che, una volta entrato in Parlamento, potrà dire o fare qualcosa in più. Ma chi deve guardarsi allo specchio, se ne hanno il coraggio, sono Grillo, (al momento con problemi di salute che auguriamo riesca a risolvere ), Casaleggio, Di Maio, ministro per gli Esteri e Crimi, reggente del Movimento, che non ha fatto e, forse non poteva fare nulla, per rialzare le sorti di un Movimento che si avvia, sempre di più, verso il totale sfarinamento. Il M5S, non vada dimenticato, solo due anni fa è diventato partito di maggioranza relativa, toccando la vetta del 33% dei voti, per poi iniziare a scivolare, su una frana che si è vista in Umbria e Calabria ed a ora anche, a Roma centro, dove la candidata è stata mandata allo sbaraglio, dalla sindaca e, da un ex Movimento, che non ha più la forza di reagire. L’alleanza Pd – M5S, partiti alternativi e non complementari, ha dato questi risultati. Ora forse, una volta rientrato definitivamente dall’Iran, Di Battista batterà un colpo e darà, il suo indirizzo al M5S,, con Paragone ed un gruppo di parlamentari, così come aveva più volte anticipato. Questo non è un risultato che può essere sottovalutato dai grillini. Se non ci sarà chi raccoglierà i cocci e cercherà di metterli insieme, la fuga verso altre sponde subirà, un’accelerazione inevitabile.