Bruxelles – L’Ue al bivio: regole uguali per tutti e ok all’Italia

Dobbiamo essere sinceri. Non basta più agli italiani che Juncker, Presidente della Commissione dell’Unione europea, risponda ad una lettera del Premier Conte che chiede di cambiare le regole attuali sui migranti, per dire “faremo”,” vedremo ma…è difficile”. Non basta più agli italiani che l’Ue, pensi di risolvere i suoi problemi in cambio di una maggiore  flessibilità, per sviluppo ed occupazione in Italia. Forse Juncker e Tusk non hanno compreso che il mondo sta cambiando pelle e strategie. Il Presidente Usa Trump, avventure sexi permettendo, sta chiudendo gli Stati Uniti in una blindatura economica che non ha precedenti; la brexit è dietro l’angolo e la May, pur in grandi difficoltà, sta chiudendo le porte agli europei; i Paesi africani, sub sahariani, sono in forte fermento in quanto i governi soddisfano, chi ha il potere ed la casta e non il popolo; Alcuni Paesi dell’Unione europea, Romania in testa, hanno imboccato identica strada, con un netto rifiuto, delle regole da osservare se si vuol fare parte di una comunità; il Parlamento di Bruxelles cincischia e, la Commissione, rinvia ogni decisione per evitare che il giocattolo Ue si posssa rompere, con grossi guai per tutti gli Stati membri. L’Italia di Conte, per queste tante ragioni, ed in vista di una immigrazione massiccia ed incontrollabile ha chiesto, l’apertura di più porti su Mediterraneo, accompagnati da una politica, serie e costosa,  per i Paesi della costa africana bagnata dal Mediterraneo. Rinviare non serve a nulla o peggio met te in crescienti difficoltà l’Italia, costretta ad una politica dei respingiment, che non fa parte nè della sua storia e nè dell’essere un Paese – penisola bagnata dal mare. A guardare, da una finestra molto interessata, c’è la Russia di Putin, l’uomo che sondaggi alla mano, ha conquistato molte simpatie in Italia e in altri Paesi europei, meno nell’Est del Continente, per la disponibilità mostrata, per il tono conciliante nei confronti del l’Unione europea. Certo, ha ragione il Ministro dell’Economia Tria, che uscire dall’euro non si può, così come non è nemmeno possibile uscire dalla Nato. Ma il governo italiano non è disponibile a colpi di testa ma nemmeno a subire l’indifferenza, verso i suoi problemi, tutti urgenti: povertà, disoccupazione, immigrazione. A Roma sta maturando, in una parte del governo attuale l’idea che non va condannata  a priori: se una parte dei Paesi Ue non rispetta le regole e non accade nulla noi possiamo avere, mano libera per forzare altre regole, che ci impediscono sviluppo e crescita. I tempi della svolta non è lontana: sì all’Ue, sì all’euro ma a determinate condizioni. L’Italia ha sopportato abbastanza ora, come ha detto il premier Conte:” basta”. Tocca agli altri, darsi una regolata, su quello che vogliono fare per offrire  le migliori garanzie all’Italia, sen za rinvii e con provvedimenti urgenti: altro che settembre!

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