Ansa Germanwatch ha diffuso il climate risk index, una serio punto sulla situazione che ci dovrebbe indurre a pensare diversamente sulla problematica all’attenzione dei politici ma soprattutto dell’opinione pubblica sempre più preoccupa ta dei dati che si vanno diffondendo e che vengono confermati con questo studio. Basti considerare che dal 1999 al 2018 i morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi hanno provocato in Italia 19.927 morti ed una perdita economica di 32,92 miliardi di dollari. L’Italia si piazza, in questa drammatica classifica, al sesto posto nel mondo per numero di vittime e al diciottesimo per perdite economiche. Negli ultimi venti anni, il nostro Paese, risulta occupare il ventesimo posto tra le nazioni più colpite. Questo rapporto è stato diffuso a Madrid in occasione di Cop25, dove è stato confermato che, i Paesi più colpiti sono quelli più poveri, quali: Myanmar e Haiti. Ma non mancano i Paesi ricchi. Non mancano, infatti, Giappone che ha subito bombe d’acqua, ondate di calore e tifoni. SEguono Filippine, Germania, Madagascar, India, Sri Lanka, Ruanda, Canada e Fiji. L’India, figura nel rapporto, al primo posto in termini di perdite economiche nel 2018 davanti a Giappone. L’Italia si classifica nell’anno all’ottavo posto per perdite economiche e al ventottesimo per morti. Un rapporto che inciderà sui lavori di Cop25 in corso a Madrid dove l’allarme è alto anche per come lo ha impostato, il segretario generale dell’Onu Gurretes:” O passerete per chi ha messo la testa sotto la sabbia mentre il Pianeta brucia o decidete di intervenire, bloccando l’uso del carbone, primo inquinatore con il Co2″. Certo è che gli interventi, per salvare il Pianeta, non possono essere isolati, ma gli scienziati lo hanno ripetuto più volte:”… occorre una decisione immediata e corale per tentare d’invertire una catastrofe che riguarda la vita sulla Terra”.