Il generale Haftar ha lasciato Mosca, senza firmare la tregua già sottoscritta, dal Premier del governo legittimo di Tripoli, riconosciuto dall’Onu, al Serraj. Il motivo del suo no, peraltro non espresso subito, al ministro per gli Esteri russo che mediava tra le due parti, Lavrov. Il generale è andato via, dalla capitale russa, per raggiungere la Giordania, secondo fonti di Arabiya, e non avrebbe accettato il documento sottoposto alla firma. perchè non prevedeva: il ritiro delle forze turche dalla Libia, revoca dell’accordo di Serraj con la Turchia, monitoraggio internazionale della tregua senza Ankara. Dopo questo incidente di percorso, il ministro Lavrov ha invitato, le parti in causa, a negoziare senza fare uso delle armi, ed ha affermato che Mosca, continuerà a lavorare, per la stabilizzazione della Libia. Putin ha fatto il punto della situazione telefonicamente con la cancelliera tedesca Merkel, anche per verificare, se procedere o meno alla Conferenza di Berlino prevista per domenica prossima o comunque nel mese di gennaio. Ma se gli attori principali non parteciperanno, sia pure per per una trattativa non diretta, la Conferenza potrebbe perdere il suo significato principale. Solo oggi, Haftar, dopo essersi consultato con le nazioni che lo sostengono, ha reso noto che darà una sua risposta tra 48 ore e non prima e che comunque, non ha alcuna intenzione di ritirare le sue forze, dalle posizioni attuali. Il Presidente della Turchia Erdodan, dal canto suo, ha fatto presente che se il generale continuerà a mantenere la sua posizione intransigente, la Conferenza di Berlino non avrebbe senso. ed ha tenuto a puntualizzare che se non fossero intervenute le truppe turche e garantito a Serraj l’appoggio militare della Turchia, il generale Haftar avrebbe preso il controllo di tutta la Libia. Erdogan, appare molto deciso, nell’affermare che:”… se necessario la Turchia darà una lezione al generale Haftar”. Una minaccia che è pari ad una miccia accesa visto che, il deciso ufficiale cirenaico, è sostenuto da più nazioni arabe che potrebbero intervenire in sua difesa. L’intenso lavoro diplomatico che è stato sviluppato e si sta svolgendo in questi giorni dovrebbe approdare, ad una soluzione che escluda, guerre locali o regionali. Ma gli interessi in ballo non solo politici, sono tantissimi e non tutti alla luce del Sole.