Roma – L’Istituto Superiore di Sanità in guerra contro le fake new

L’Istituto Superiore di Sanità prosegue la sua campagna di informazione per contrastare, le tante fake new, che circolano sui social. L’appello agli italiani, dal Nord al Sud della Nazione, prosegue in continuazione:” Rimanete a casa. Uscite per fare spesa e per casi di vera emergenza. Questo è il modo più importante per evitare la diffusione dell’epidemia”. L’ISS elenca ancora una volta, quando chiamare, il 112 o il 118, da casa senza raggiungere il pronto soccorso, per non mettere in grosse difficoltà medici, personale paramedico e quanti hanno altre patologie. I primi sintomi, per chi è contagiato dal Covid – 19, sono stati ricavati dal ministero, su un campione di 155 persone. Chi ha febbre e affanno, in alcuni casi ma non sempre tosse, diarrea ed emettisi, deve chiamare subito la sanità pubblica. Ma attenzione questi sintomi, viene spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità, non sono sempre tutti presenti ma, ciò non toglie che se si ha il dubbio, dopo aver misurato la febbre, che si accompagna a difficoltà respiratoria, è bene chiamare per allertare i sanitari. Le famiglie non discutono di altro, ormai nessun altro argomento interessa più dell’epidemia e gli articoli sui giornali, i più letti, così come per indice di ascolto delle trasmissioni televisive, non sono quello che dicono i politici, ma gli ospiti credibili: virologi e ricercatori, cioè gli esperti in materia che alla domande dei cronisti si chiudono nelle spalle:” Abbiamo raggiunto il picco?” la risposta scientifica ovviamente non c’è dato che i contagiati sono ancora tanti così come i decessi. ” Pensa che il Dpcm governativo illustrato da Conte ieri sera sia sufficiente?”. Altra alzata di spalle da parte di esperti:” Dipende tutto da come le misure prese, saranno osservate dalla popolazione”. Tante domande alle quali, virologi e ricercatori, non hanno risposta: loro sono abituati a parlare dopo studi che confermano, le loro che non sono teorie ma realtà, scavate e riscontrate nei meandri dei laboratori. L’unica nota che va aggiunta è che ci sono decenni di politica colpevole per non aver dotato l’Italia,  di team di virologi e ricercatori, in buona parte finiti ad arricchire, con le loro scoperte, case farmaceutiche estere.  Chi è rimasto in Italia, per ragioni familiari, è stato mortificato fino al punto di farli lavorare come dei precari qualsiasi. L’ora della verità è giunta e, non pochi politici, dovrebbero scusarsi per un errore così macroscopico. Speriamo che dopo la lezione del coronavirus, delle scoperte fatte in Italia da personale ” precario” ora ci sia chi, nell’assunzione di 20.000 tra medici, infermieri e socio operatori ci sia anche l’assunzione, a tempo indeterminato, di virologi e ricercatori.  Fino ad oggi esclusi dalla massiccia infornata più che necessaria per la sanità pubblica.

Roma – Il governo blinda l’Italia. Tutti a casa: può uscire solo chi è in emergenza

Il Presidente del Consiglio Conte, dopo il Cdm, un colloquio con il Capo dello Stato e, con le opposizioni, ha tenuto una conferenza stampa, anticipando il Decreto che, scaturisce direttamente dall’aggravarsi,  dei contagi del Covid – 19. Non c’è più tempo – fatto comprendere il Premier – di attendere  con zone rosse limitate e dove,  la situazione è nettamente migliorata. Tutta l’Italia, isole comprese, chiuderanno i battenti: l’Italia non può consentirsi che l’epidemia si trasformi in Pandemia. Il decreto entrerà in funzione immediatamente e punta ad  ottenere che, chiunque non ha urgenti motivi per uscire, resti a casa. Chi può svolgere le sue funzioni con il telelavoro potrà ottenere l’autorizzazione, scuole e università blindate anche se, non sono pochi i direttori, presidi e Rettori che si stanno organizzando, per lezioni, compiti ed anche tesi, con conseguente diploma di laurea, online. Unitamente, alla blindatura dello stivale, i mezzi di trasporto, in numero ridotto, saranno in funzione, ma chi dovrà usare autobus extra comunali o treni, dovrà firmare un documento, dove si attesta che si è sottoposto a visita medica ed  è risultato non contagiato. Inoltre, dalla polizia locale alle forze dell’ordine di Stato, potranno chiedere a chi è fuori casa la motivazione che deve essere  solo d’emergenza. Il Premier è stato estremamente stringato: gli italiani, in questo momento particolare, devono accettare di fare dei sacrifici rispetto al loro modello di vita. Sacrificio che servirà a fermare il coronavirus,  altri contagi, salvaguardare e contribuire ad evitare che, genitori o nonni, cioè i soggetti più fragili, muoiano per colpa dei più giovani. Conte non ha escluso lo stop anche per le manifestazioni sportive, in particolare il calcio, anche senza pubblico sugli spalti. Ma nelle sue anticipazioni, sulla bozza che ha presentato alla stampa, non ha escluso anche altri sport.  Chiusi anche i luoghi di culto e qualsiasi altra manifestazione o celebrazione, funerali compresi, che si svolgono con aggregazioni. Un sacrificio che va fatto  – ha proseguito il Presidente del Consiglio – inevitabile. Non si può continuare, con le zone rosse, quando il problema riguarda tutta la Nazione. Sono previste penalità per chi trasgredisce a questo comportamento imposto, che non sarebbe stato preso, se gli italiani avessero seguito i consigli pubblicati da tempo, da tutti i media: scritti, visivi e irradiati per radio pubbliche e private.  Il Premier ha già consultato le opposizioni che vedrà domani, il centrodestra, che si è dichiarato disponibile a collaborare in questo momento di emergenza nazionale, tanto che porterà delle proposte che, se saranno buone, non verranno respinte. E’ inutile parlare ora del danno economico  che gli italiani stanno subendo, dalla grande alla media e piccola industria, al commercio  e all’agricoltura. Appare più che evidente che i 6,5 miliardi, concessi dall’Unione Europea serviranno a poco, ma al momento, l’obiettivo primario è salvaguardare la salute ed uscire, il più presto possibile, da questo tunnel, davvero molto buio, della storia nazionale.

Roma – Rivolta dei detenuti in tutta Italia per lo stop dei colloqui con i familiari

Rivolta nelle carceri e, solo a Foggia ci sono state una cinquantina di evasioni, di cui 40 già catturati dalle forze dell’ordine. Ma la ribellione è molto diffusa per una notizia che era stata data ai detenuti. Per evitare che potessero essere contagiati , durante i colloqui con le famiglie, è stato disposto che, questi incontri, sono stati sospesi, fino a tutto il mese di maggio. La risposta dei detenuti, in buona parte delle carceri disseminate lungo lo stivale, è stata durissima. I detenuti non hanno accettato questa decisione che, poteva essere ” addolcita” spiegando bene le motivazioni e consentendo, un aumento dei colloqui telefonici, con i familiari. Comunque la situazione, con grande fatica delle  forze dell’ordine, era ” guidata” dall’esterno dove i familiari, hanno protestato con veemenza, contro la polizia che presidiava le cancellate. Queste le carceri interessate alla rivolta che solo in parte ha danneggiato le strutture: Ucciardone; Rebibbia e Regina Coeli; carceri di Prato e Bologna; Modena, dove si sono verificate, durante i tumulti dei detenuti, 6 morti. Per questa situazione  è entrata in azione la magistratura per verificare cos’è accaduto; La protesta si è verificata anche a Salerno, Napoli,Frosinone, Vercelli e Alessandria. Il ministro alla Giustizia Bonafede ha lanciato un messaggio in televisione, chiaramente diretto ai detenuti. “Il problema delle carceri è allo studio –  ha detto il ministro – e sarà tale da decongestionare, nel limite del possibile, l’attuale situazione. Ma la  disponibilità ha una condizione: con la violenza non si ottiene nulla di nulla”. Un invito quindi alla calma con un suo impegno ad una verifica. Non può essere sottaciuto che da sempre, il problema carceri e sovraffollamento c’è sempre stato e che, tutti i governi e relativi ministri alla Giustizia, hanno promesso di farsene carico. Speriamolo tutti che Bonafede mantenga l’impegno nella considerazione che il carcere, dovrebbe essere  solo un luogo per isolare dalla società chi ha sbagliato ma non può diventare una  detenzione tortura, dove è impossibile la vita con conseguente abbrutimento del soggetto condannato.