Teheran – Scontri polizia – giovani che chiedono la testa di Khamenei

I violenti scontri che sono avvenuti nella capitale iraniana, tra giovani e polizia, sono la dimostrazione che c’è più di un malcontento diffuso che va, ben oltre l’aereo ucraino abbattuto, per uno sbaglio umano, peraltro sempre possibile in una situazione di forte tensione. Gli studenti sono in fermento, non soltanto per le 176 vittime, dell’aereo passeggeri colpito da un missile terra – aria, non chiedono la testa di chi ha sbagliato nella catena di comando, ma vogliono quella del leader Khamenei:”… non avrebbe ammesso subito che l’aereo era stato abbattuto dalle batterie missilistiche iraniane”. Non è affatto un caso che la polizia ha, duramente caricato i manifestanti e sui social c’è chi ha diffuso immagini, dove si vedono poliziotti che sparano. Ma c’è di più. Durante il raduno davanti all’università di Beheshit, nel centro della capitale iraniana, c’è stato chi ha affermato:” Il nemico non è l’America  il nemico è qua”. Tanti altri slogan sono stati tirati fuori e tra questi, un’accusa che ha un preciso significato:” Le guardie della Rivoluzione uccidono e la guida suprema li appoggia”. Anche  altre università sono in fermento dove sembra stia nascendo, una sorta di opposizione al regime imperante. E’ presto per parlare di una controrivoluzione ma certo è che, quando il fermento inizia nelle università e riguarda giovani acculturati, solitamente accade qualcosa di nuovo in un Paese in crescenti difficoltà, non solo per l’uccisione di un condottiero del calibro di Soleimani. Il futuro prossimo dirà di più su come riuscirà l’attuale regime a superare questo scollamento tra giovani e classe dirigente. Per gli Stati Uniti, ed in particolare per Trump, queste manifestazioni anti regime  sono il meglio che si potesse aspettare, da tanti giovani iraniani scesi in piazza, con l’intento di dimostrare il loro dissenso

Roma – Zingaretti:” Vinco le regionali in Emilia Romagna e sciolgo il Pd”

Toh! Il segretario del Pd, Zingaretti, ha detto che vuole sciogliere il partito per lanciare un nuovo soggetto politico. La notizia è stata data da Repubblica. Una operazione da fare, dopo le regionali del 26 gennaio dove, ha detto il segreta rio:” Il Pd sta facendo una campagna elettorale in splendido isolamento per Bonaccini, vinco e cambio tutto. Dobbiamo  costruire un soggetto politico dell’alternativa, convocando un congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Dobbiamo però rivolgerci alle persone, aprirci alla società e ai movimenti, che stanno riempiendo le piazze, e offrire un approdo a chi non ce l”ha. Non voglio lanciare un’opa alle sardine – ha proseguito Zingaretti – per rispettare la loro autonomia”. Quindi il Pd vuole cambiare nome, cognome e inaugurare una nuova stagione. Molto probabilmente, il segretario Zingaretti si è accorto che il Pd, non riesce a decollare oltre il 20 – 22% e quindi tenta la strada del rinnovamento totale. Non si può escludere che guardi, con interesse ai parlamentari, che sono usciti o hanno intenzione di farlo, dal M5S. Certo è che questo non era il momento migliore per far decollare la sua idea, subito stoppata da Delrio, altro esponente dem molto seguito e rispettato, il quale ha detto, senza peli sulla lingua:” E’ presto per cambiare nome al partito e cercare di vararne un’altro che abbia caratteristiche diverse”. Zingaretti ha scelto un momento meno adatto se si considera che c’è il problema libico, da risolvere prima che scoppi una guerra, dietro la porta di casa nostra e c’è l’altro problema interno, della malavita organizzata in Puglia, zona foggiano. Questa malavita dove, il giorno dopo la manifestazione di Don Ciotti ” Libera” molto partecipata, ha voluto sfidare lo Stato. A Orta Nuova ha fatto esplodere una bomba, davanti ad un negozio di biancheria, provocando seri danni al locale . Un nuovo ” avvertimento” che giunge dopo tre incendi di esercizi commerciali, attentati vari e l’ omicidio di Roberto D’Angelo. Un uomo politico, segretario di un partito, avrebbe dovuto capire che per i problemi in pentola, c’era tutto il tempo per parlare di sciogliere il Pd. Ma si tratta di sensibilità che o si hanno oppure, non si possono acquisire, nel corso della vita. L’iniziativa di Zingaretti ha già trovato il primo no da Delrio, il che significa che non è stata un’idea  condivisa dai massimi esponenti dei dem. Se, il segretario pensa, che cambiando nome e connotati al Pd potrà contare su un flusso maggiore di voti si sbaglia, altri lo hanno tentato prima di lui in tanti partiti. dovrebbe essere lui stesso a lasciare per fare il gregario e non il segretario anche del nuovo soggetto politico, i questo caso gli elettori potrebbero credere al cambiamento radicale.

Roma – Sarraj da Conte. L’Italia cerca la soluzione per la Libia. Haftar:” Guerra”

Il Premier della Libia, Sarray, riconosciuto nella sua qualifica dalle Nazioni Unite, ha superato lo ” sgarro” diplomatico, del Premier italiano Conte, ed è giunto a Roma dopo un’intenso lavoro della diplomazia. Appare sempre più evidente che, la sporca guerra che si sta combattendo in Libia, e su procura di altri Stati che finanziano, riforniscono di armi e munizioni, il generale cirenaico Haftar, per scalzare Sarraj o, molto più  probabilmente, dividere in due la Libia. Molto intensa l’attività diplomatica italiana, tanto da ottenere il ringraziamento della Germania, in vista della Conferenza di Berlino che si terrà, il più presto possibile. Il nostro ministro degli Esteri, Di Maio, sta cercando di coinvolgere i Paesi della regione, per una soluzione condivisa di una LIbia unita e democratica, in grado di svilupparsi economicamente, senza interferenze di altri Stati. E’ un disegno che l’Italia persegue da tempo e che va perseguito. con tenacia. Non vada dimenticato che, questo Paese africano, è a poche centinaia di miglia dalle nostre coste e che l’Isis potrebbe, con le milizie di ventura che hanno combattuto per il califfato, appropriarsene e diventare testa di ponte, per il terrorismo in Europa o comunque per ricattare l’Unione Europea. Giusta la visione dell’Italia e dell’UE: non c’è soluzione militare per riportare la pace in quella Nazione ma un’ attenta trattativa e continui dialoghi con Sarraj ed anche con Haftar che o scende, a più miti consigli, oppure la soluzione definitiva si allontanerà nel tempo. Gli attori per trovare una soluzione soddisfacente sono aumentati. Non a caso il Premier Conte lunedì sarà in Turchia, per parlare con l Presidente Recep Tayyp Erdodan, per poi recarsi dal Presidente egiziano,  Abdel  Fattah  al Sisi. Intanto va considerato che il generale Haftar ha rifiutato di sospendere le operazioni belliche, contro il governo di Tunisi ed ha anche minacciato di affondare le navi, che giungessero nei porti controllati dal governo legittimo, per portare aiuti al governo di Sarraj. Erdogan e Putin avevano chiesto, al generale di sospendere, da questa sera le operazioni militari ed il rifiuto alimenta,un grosso punto interrogativo su quello che potrà accadere.Il Presidente Erdogan, che ha avuto già i primi morti, sul suolo libico, e non potrà che proseguire nel suo appoggio al governo legittimo di Sarraj. Se chi sostiene Haftar proseguirà sulla linea dura, lo scontro nella regione appare inevitabile. L’Italia punta ad ottenere, le adesioni necessarie alla Conferenza di Berlino e sta lavorando con il Presidente russo Putin, altro attore non di secondo piano, per una soluzione accettabile del problema libico. Le diplomazie sono al lavoro e l’Italia sta giocando un ruolo di primo piano, nei confronti di quei Paesi che, direttamente e indirettamente, sono disponibili a chiudere con l’Unione Europea il problema Libico. La cosa peggiore, che nessuno si augura, è una guerra davanti alla porta di casa nostra, nel cuore del Mediterraneo.